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A Messina scatta l’ora del nuovo Piano di Protezione civile

Finalmente approda in Consiglio lo strumento operativo del Comune. Individuati mezzi, risorse e aree. Definiti criteri e competenze. Un lavoro di accurata revisione del precedente (che risaliva al 2008) e che diventa un prezioso punto di riferimento per la gestione di tutte le situazioni di emergenza sul territorio cittadino

Dopo anni di attesa, e un lungo iter che si è snodato negli ultimi due decenni, approda oggi in Consiglio il nuovo Piano di emergenza comunale, strumento operativo che rappresenta la revisione del precedente Piano di Protezione civile redatto nel dicembre del 2008 e del successivo aggiornamento del 2016. Sono trascorsi 16 anni dalla prima stesura e il mondo della Protezione civile è cambiato in generale, tra nuove norme, direttive, circolari e linee guida a carattere nazionale e regionale, ma anche a Messina, dove nel 2009 si è registrata una delle più gravi tragedie della storia recente della nostra città: l’alluvione dell’1 ottobre che colpì Giampilieri Superiore, i borghi della vallata, fino a Scaletta Zanclea.

Uno strumento flessibile

«Il Piano va considerato come un punto di partenza della pianificazione di emergenza e non un punto di arrivo – spiegano, nella relazione introduttiva, il sindaco Federico Basile e l’assessore alla Protezione civile Massimiliano Minutoli –. È uno strumento che pianifica il da farsi nella gestione dell’emergenza, sulla base delle attuali conoscenze dei rischi territoriali ed è evidente che la sua efficacia è direttamente proporzionale al livello di conoscenza del territorio e delle sue fragilità, e si tratta di una conoscenza sempre suscettibile di ulteriori approfondimenti e ricerche. Molti di questi approfondimenti sono possibili soltanto mediante un lavoro sinergico e coordinato sia con tutte le strutture comunali sia con gli altri Enti ed Istituzioni che operano sul territorio e sia con la Comunità scientifica e universitaria. In questa visione il Piano di Emergenza individua il punto da cui partire per migliorare la conoscenza delle pericolosità e dei rischi territoriali, e quindi affinare gli scenari di rischio e con essi i relativi modelli di intervento». È un Piano che dovrà essere periodicamente aggiornato, «per il fatto che la città è in continua evoluzione e trasformazione, e quindi pericolosità, vulnerabilità e rischi non costituiscono scenari statici ma dinamici. La città è un organismo vivente ed il Piano deve evolversi assieme ad essa».

Le linee portanti del Piano

La pianificazione ha tenuto conto delle attività del sistema comunale di Protezione civile: 1) Individuazione dei rischi presenti sul territorio e delle criticità. 2) Programmazione e realizzazione di interventi preventivi a tutela del territorio e dei beni esposti. 3) Pianificazione di emergenza, con la previsione di modalità operative e l’individuazione delle specifiche funzioni. 4) Conoscenza delle risorse comunali disponibili (infrastrutture, attrezzature e mezzi, risorse umane). 5) Informazione alla popolazione e formazione della “cultura di Protezione civile”, che forse è il compito più importante e al quale da anni si dedica, con abnegazione e passione, l’esperto del sindaco, l’ing. Antonio Rizzo, davvero insostituibile colonna portante della Protezione civile comunale.
Il Piano “fotografa” l’attuale situazione del territorio di Messina e delle sue sei Circoscrizioni, definisce criteri, competenze, obiettivi dei vari soggetti che operano all’interno dell’articolato sistema della Protezione civile (con un ruolo sempre più importante assegnato al Volontariato) e dei collegamenti con gli altri Enti e Istituzioni della città e dell’area metropolitana. Uno degli aspetti più significativi è l’aggiornamento delle aree di emergenza.

Le aree di attesa

Le “Aree di attesa” sono i luoghi “sicuri” in cui la popolazione si raccoglie in occasione di evacuazioni preventive, o successivamente al verificarsi di un evento calamitoso. L’individuazione delle aree di attesa tiene in considerazione: l’analisi degli scenari di rischio; infatti la popolazione non deve essere mai evacuata attraverso le aree colpite; i percorsi indicati dovranno essere scelti in modo da aggirare le aree coinvolte dagli eventi calamitosi; la suddivisione dell’ambito comunale nelle 6 Circoscrizioni, con proprie aree stimandone la capienza. Criteri che «sono particolarmente importanti in caso di rischio sismico, dal momento che gli edifici lungo i tragitti individuati potrebbero essere pericolanti e potrebbero esserci macerie al suolo». Per quanto riguarda la tipologia di area, si sono presi in considerazione piazze, slarghi della viabilità, parcheggi, cortili e spazi pubblici e privati, che rispondono ai requisiti indicati. Per determinare la capienza di un’area, si è calcolato una superficie necessaria di 1 mq per persona.

Le aree di ricovero

Sono quelle nelle quali viene sistemata la popolazione costretta ad abbandonare la propria casa, per periodi più o meno lunghi a seconda del tipo di emergenza (da pochi giorni a mesi). Si possono distinguere alcune tipologie: le strutture di accoglienza; gli impianti sportivi; le tendopoli e gli insediamenti abitativi di emergenza. «Il tipo di sistemazione da utilizzare in caso sia necessario accogliere la popolazione evacuata, dipende fondamentalmente da tre fattori: il tipo di fenomeno ed il periodo dell’anno in cui si è verificata l’emergenza, il clima del luogo e la durata della permanenza fuori dalle abitazioni. In generale, per periodi brevi (da ore a pochi giorni) la migliore opportunità di sistemazione sarà in strutture esistenti posizionate in aree sicure; per periodi dell’ordine di poche settimane si potrà considerare la realizzazione di una tendopoli; per permanenze ipotizzate dell’ordine di mesi, a fronte dell’impossibilità di recuperare altre sistemazioni di tipo residenziale (seconde case, residence, alberghi) la migliore scelta sarà l’utilizzo di moduli abitativi prefabbricati (container o casette). Per quanto riguarda le strutture di accoglienza, si tratta di edifici destinati ad altri scopi che in caso di necessità possono accogliere la popolazione (palestre, scuole, oratori, capannoni, centri sportivi, forti umbertini, rifugi, aree militari). Il Comune ha aggiornato, e lo farà costantemente, l’elenco delle strutture pubbliche e della capacità ricettiva del territorio (alberghi, residence, campeggi). È stato effettuato un monitoraggio e il censimento delle strutture private (comprese quelle di pertinenza delle Chiese locali) che possono fornire, con apposite convenzioni predefinite, l’accoglienza per periodi più o meno lunghi.

Le aree di ammassamento

Ci sono anche le “Aree di ammassamento”, che di norma sono a scala provinciale e che sono zone costituite da aree coperte e scoperte, idonee all’accantonamento di forze e risorse della Protezione civile. Devono necessariamente essere nelle vicinanze di un casello autostradale o comunque facilmente raggiungibili per strada e agevole anche a mezzi di grandi dimensioni; disporre almeno nelle vicinanze di risorse idriche facilmente collegabili e di cabina elettrica; essere in aree non soggette ad inondazioni o dissesti idrogeologici o a grave rischio di interruzione per presenza di opere d’arte complesse come viadotti e altro; essere possibilmente lontane da zone soggette ad intenso traffico. Le individuazioni delle “Aree di Emergenza” sono riportate nelle Cartografie allegate al Piano comunale di Protezione civile. E viene ricordato che il Dipartimento regionale della Protezione civile ha finanziato e realizzato nell’area centrale di Messina, denominata “Campo Santamaria ex Gil”, la prima area attrezzata di ammassamento. Inoltre, nel corso della Esercitazione 2Exe Stretto di Messina 2022” «è stata sperimentata positivamente l’Area di ammassamento del PalaRescifina a San Filippo». Un’area più volte testata anche nella “Settimana della Sicurezza-Messina Risk Sis.Ma”, che viene organizzata ogni anno sul territorio comunale.

Posti medici avanzati

Altro capitolo significativo del Piano riguarda, «allo scopo di assicurare l’assistenza sanitaria alla popolazione, tenendo conto dell’attuale distribuzione territoriale delle strutture ospedaliere (Policlinico- Piemonte-Papardo)», la previsione, in coordinamento con le strutture sanitarie dell’Asp, il 118, la Croce Rossa, gli Enti istituzionali e le associazioni di Volontariato, di nuovi 14 “Posti medici avanzati, da realizzarsi in situazione di emergenza, oltre le otto postazioni del 118. Sono ubicati alla palestra comunale di Mili, allo stadio “Franco Scoglio” di San Filippo, al capolinea Gazzi del tram, a villa Dante, all’ex Ospedale militare, a piazza Cairoli, a piazza Duomo, alla scuola comunale di Gravitelli, a villa Mazzini, in piazza Casa Pia, nell’area del mercato all’ex Mandalari di Giostra, nell’area del parcheggio dell’ex Ospedale Regina Margherita, all’ex scuola comunale di Castanea-località Frischia e alla facoltà di Scienze UniMe del Polo Papardo.

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