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Messina, la Cassazione: «Catalfamo non andava arrestato». L'inchiesta su appalti e assunzioni al Papardo

Antonio Catalfamo

Si potrebbe dire concretamente che siamo di fronte a un “continuo divenire” per l’inchiesta della Procura sulle presunte pressioni per gli appalti e gli affidamenti all’ospedale Papardo, che nel luglio del 2023 fece finire agli arresti domiciliari l’ex parlamentare regionale Antonio Catalfamo e la dirigente dell’ospedale Francesca Paratore, con la grave accusa di corruzione. Entrambi sono stati scarcerati, attualmente hanno l’obbligo di firma. La Cassazione per entrambi ha dato una vera e propria “spallata” sul piano delle esigenze cautelari e anche sul piano della sussistenza degli indizi di colpevolezza, per una vicenda che nel frattempo si è divisa in più tronconi processuali ancora in corso.
Il dato centrale è che i giudici romani, con una tempistica diversa, e con motivazioni che sostanzialmente si possono considerare “sovrapponibili”, hanno accolto i ricorsi difensivi degli avvocati Tommaso Calderone per Catalfamo e Giuseppe Lo Presti per Paratore, ed hanno annullato e rinviato tutto per una nuova trattazione davanti ai giudici del Riesame di Messina, che già una prima volta si erano espressi sulla vicenda, non ritenendo soddisfacenti, anzi carenti, le loro argomentazioni.
Su queste nuove trattazioni la novità è che ieri mattina, a Messina è cominciata davanti ai giudici del Riesame quella relativa alla Paratore, per l’accusa c’era il pm Marco Accolla e per la difesa l’avvocato Giuseppe Lo Presti, mentre quella per Catalfamo è ancora da fissare.

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