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Ponte, i cantieri e gli studi sui venti. La parola passa ai tecnici: “L’opera resiste a raffiche che si verificano ogni due millenni”

Gli interventi degli ingegneri schierati ieri in commissione dalla Stretto di Messina: «L’opera resiste a raffiche che si verificano ogni due millenni»

Oltre cento diapositive, che rappresentano solo l’antipasto. Ognuno dei tecnici intervenuti ieri in commissione Ponte, ha assicurato il presidente Pippo Trischtitta, avrà un’audizione tutta per sé nei prossimi giorni. Anche perché di carne al fuoco ce n’è davvero tanta. Oltre all’amministratore delegato Pietro Ciucci, la Stretto di Messina ieri ha “schierato” il direttore tecnico, ing. Valerio Mele, i referenti per i collegamenti stradali – ing. Gioacchino Lucangeli –, i collegamenti ferroviari – ing. Giorgio Micolitti –, per l’opera di attraversamento – ing. Achille Devitofranceschi – e per l’ambiente – ing. Ilaria Coppa.
Il punto di partenza è ovviamente il progetto del 2011. Da quel cassetto riaperto con il decreto legge 35 del 2023, con il suo carico di 9.800 elaborati, si è rimessa in moto la macchina che ha avuto, finora, il suo culmine a febbraio scorso, con l’approvazione da parte della Stretto di Messina della versione definitiva della relazione di aggiornamento del progetto definitivo. «La documentazione consegnata – ha ricordato l’ing. Mele – contiene la relazione del progettista, il programma anticipato di opere e servizi, la documentazione ambientale e l’aggiornamento del piano particellare degli espropri e dell’elenco ditte». In particolare il programma anticipato di opere e servizi è quell’insieme di attività che potranno partire subito dopo il via libera del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile): attività generali (rilievi topografici, indagini ambientali, monitoraggio ambientale ante opera, indagini geotecniche e geognostiche, acquisizione aree); cantieri operativi e base (acquisizione area, bonifica ordigni esplosivi, risoluzione interferenze, demolizioni, indagini archeologiche, allestimento cantieri, nuova viabilità di cantiere); compensazioni ambientali.

Ad approfondire i dettagli dell’opera di attraversamento, e quindi del ponte vero e proprio, è stato l’ing. Devitofranceschi. Le caratteristiche generali sono ormai arconote: 3.300 di lunghezza, due torri alte 399 metri ciascuna, due coppie di cavi di diametro 1,26 metri, due blocchi di ancoraggio in cemento armato, in gran parte interrati, e poi, sull’impalcato, due binari, tre corsie stradali per senso di marcia e due corsie di servizio (esterne alla piattaforma stradale). «I blocchi di ancoraggio – è stato spiegato – hanno dimensioni poderose, ma impatto visivo minimo. Il volume totale è di 533.000 metri cubi, ma solo il 17% del volume è costruito fuori terra».
Nei giorni scorsi si è molto discusso delle verifiche sulla tenuta sismica del ponte e sulla resistenza ai venti. Paradossalmente l’aspetto sismico è quello che preoccupa meno, stando alle parole dello stesso Devitofranceschi: «L’ingegneria italiana è fortemente addestrata ai terremoti – ha spiegato l’ingegnere –. Il sisma è studiato al pari del vento, ma è un tema molto ben conosciuto e tutto quello che è ben conosciuto preoccupa poco. Questa è un’area in cui, su questo aspetto, si fanno studi da più di cento anni. Abbiamo una mole di dati molto importante che ci dà estrema sicurezza. Peraltro un grande ponte sospeso non teme molto il terremoto, perché fortemente flessibile. Si potrebbe immaginare il ponte come una grande altalena e le torri come due grattacieli di medio calibro, che dunque si comportano come un grattacielo, più sensibile al vento che al terremoto».
Ed è per questo che anche ieri Devitofranceschi si è concentrato più sul tema vento: «Nel complesso – ha detto – si sono eseguite prove su 11 modelli in 7 diversi laboratori, tra i più importanti e specializzati al mondo», dalla Danimarca al Canada, dal Regno Unito alla Germania, fino alle prove aerodinamiche indipendenti svolte al Politecnico di Milano, al Rwdi di Guelph e al National Research Council, in Ontario. Il risultato è che, secondo questi studi, il ponte può rimanere in esercizio sia al traffico stradale che a quello ferroviario con raffiche di vento fino a 136 km/h di media e punte di 194 km/h. «In oltre vent’anni di monitoraggio – ha sottolineato il tecnico della “Stretto” – la massima velocità di media registrata è stata di 108 km/h, con punte di 144 km/h». La resistenza generale dell’opera è calcolata fino ad una velocità di raffica del vento di 306 km/h. «Un evento con probabilità di accadimento con cadenza superiore ai 2 mila anni».

 

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