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Messina, Giuseppe Capizzi e la truffa (tentata) su numero e lunghezza dei pali del torrente Catarratti-Bisconte

Quasi trecento strutture di sostegno in meno, in modo da ottenere un esborso di somme a suo favore, per un valore di oltre 1.200.000 euro. Un importo indebito, secondo la Guardia di finanza, di cui avrebbe potuto beneficiare Giuseppe Capizzi nell’ambito di quella che è stata battezzata come la “Truffa dei pali”.
Ragion per cui, al titolare di fatto del Consorzio Stabile e Costruttori, impresa assegnataria del lavori di messa in sicurezza, riqualificazione ambientale e risanamento igienico dell’alveo del torrente Catarratti-Bisconte, è adesso contestato il tentativo di aver commesso, con artifizi e raggiri, atti finalizzati a far conseguire alla stazione appaltante una corresponsione di denaro superiore al dovuto. In che modo? Facendo collocare nel cantiere un numero di componenti una paratia degli argini del corso d’acqua – di oltre due chilometri – inferiore di ben 291 unità in confronto a quelli contemplati nel progetto.
Lo stratagemma utilizzato sarebbe stato quello di implementare l’interasse tra un palo e l’altro, per una estensione di soli dieci centimetri. Altro rilievo contestato: la contabilizzazione della lunghezza dei pali installati in difformità rispetto a quanto contenuto negli elaborati, comprendendo anche la trave di coronamento posta in testa a ciascun elemento. Ne sarebbe quindi derivato un ingiusto profitto, con un corrispondente danno in capo alla stazione appaltante, per un importo di 1.277.715,73 euro. Evento, però, non concretizzatosi grazie a un’attività di perquisizione e sequestro disposta dall’Autorità giudiziaria, prima che lo stesso Giuseppe Capizzi potesse formalizzare la richiesta di pagamento alla stazione appaltante.

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