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Poca acqua, nella provincia di Messina sarà un'estate difficile

C’è anche Messina nella lista delle sei province siciliane per le quali è stato dichiarato lo stato di crisi e di emergenza nel settore idrico potabile. Una notizia che era nell’aria e che si è concretizzata giusto ieri, quando l’Amam e il Comune hanno presentato la quarta interruzione idrica necessaria per effettuare i lavori sull’acquedotto Fiumefreddo e l’avvio dei cantieri per la riduzione delle perdite in città.
È stata una nota della prefetta Cosima Di Stani a “indurre” la Giunta a inserire anche il territorio messinese fra quelli in cui gli effetti di una prolungata riduzione della piovosità possono portare criticità già nel corso di questa primavera. Una nota esitata al termine di una recente riunione con i sindaci messinesi e chiesta da quello metropolitano Federico Basile e che ha evidenziato ai tecnici della regione l’abbassamento dei livelli del liquido nei serbatoi e la ridotta portata idrica dai vari pozzi e sorgenti. I dati sulla riduzione della disponibilità di acqua in Sicilia sono preoccupanti: -70% per uso agricolo e -22% per uso potabile. Le cifre dettagliate su Messina dovrebbero essere rese note nei prossimi giorni, ma è bastata l’allerta fatta suonare dai sindaci per passare al bollino rosso dell’emergenza. Merì e Monforte hanno già chiesto aiuto perché vedono prosciugarsi le riserve o la falda. Il livello del fiume Alcantara è sotto il limite ordinario di stagione. E segnalazioni alla Prefettura sono giunte, ma per problemi infrastrutturali, anche da Cesarò costretta a usare l’acqua di Maniace, nonostante ne abbia in abbondanza.
«Abbiamo inserito Messina nelle province per le quali è stato dichiarato lo stato di crisi – dice Leonardo Santoro nominato ieri commissario delegato con l'incarico di individuare e attuare tutte le misure necessarie per superare la fase più critica – perché ci è stata segnalata la criticità di approvvigionamento per una riduzione della portata delle sorgenti o dei livelli delle falde.

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