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Messina, le "case basse" di Paradiso e la "duci poesia" perduta

Il piccolo borgo marinaresco continua ad essere al centro del dibattito pubblico per le condizioni di abbandono e degrado in cui versa da anni.

«Coppa i mariggiati assai ni subbia, ma foru sanati, ca duci puisia». Sono queste le parole dolci amare impresse sulla facciata dell’abitazione della poetessa Maria Costa, al termine del vicoletto angusto che attraversa le “Case basse” di Paradiso. Situato a valle del torrente Annunziata, il piccolo borgo marinaresco continua ad essere al centro del dibattito pubblico per le condizioni di abbandono e degrado in cui versa da anni.
Qui, dove la passeggiata estiva di Messina ha inizio, il quartiere Paradiso non si dimostra all’altezza del suo nome. Infatti, l’accesso relativamente semplice all’area, attraverso una stradina vicina al mare, collegata alla rotatoria più bassa del rione Annunziata, facilita l’azione dei trasgressori.
Durante un attento sopralluogo, la Gazzetta ha constatato sia la presenza di rifiuti sparsi per la zona, sia quella di svariate scritte con le bombolette spray, con cui i residenti invitano tali trasgressori a evitare di scaricare i rifiuti nei pressi delle loro abitazioni.

«Questi individui, anziché rispettare la bellezza naturale e le potenzialità di sviluppo della zona, scelgono di abbandonare rifiuti di ogni genere – ha ribadito Pippo Isgrò, in precedenza assessore alle Politiche del mare e oggi segretario comunale del comitato provinciale di Azione –. Questo comportamento incivile è motivo di preoccupazione per la comunità locale e le autorità competenti». Da sempre coinvolto in prima persona accanto a tecnici e operatori di questo settore, Isgrò ha ribadito il suo rammarico di fronte alla bellezza oscurata di questo luogo così importante per lo sviluppo paesaggistico e turistico della città.

«Si tratta di un’area che, nonostante gli sforzi passati di bonifica e riqualificazione, rimane in uno stato di degrado», ha aggiunto. Inoltre, la presenza di occupanti che millantano proprietà di particelle sul territorio del Demanio marittimo si mescola a quella di quegli assegnatari di case popolari che, tuttavia, risultano ancora occupare gli immobili. In questo senso, il Comitato di Azione richiede all’Amministrazione e alle Autorità demaniali maggiori interventi di controllo e piani di intervento, per sconfiggere una volta per tutte lo stigma legato alle baraccopoli e quello dell’abusivismo messinese.

Emblematica, a tale riguardo, la storia di una signora che, nel 2015, denunciò l’invasione della sua abitazione nel rione Case basse mentre lei era momentaneamente domiciliata a Giostra presso i figli. La scoperta lasciò tutti sorpresi, in quanto la stessa donna che aveva sporto denuncia risultò anch’essa occupante abusiva del rudere.
Isgrò auspica, dunque, una maggiore collaborazione delle Istituzioni per risolvere questi problemi, proponendosi non solo l’obiettivo di risanare e riqualificare, ma anche di pensare alle potenzialità di questo luogo in un’ottica più ampia. Oggi, fatta eccezione per la casa-museo di Maria Costa, ultima custode dell’anima marinara della città, molte di quelle costruzioni andrebbero demolite. Anche per la poetessa, scomparsa nel 2016, sarebbe stato bene riqualificare questa prima spiaggia di Paradiso, salvaguardando soltanto le poche case veramente “antiche,” cioè quelle dei pescatori.

«È ora imperativo riflettere seriamente su questa situazione e adottare misure decisive per garantire che l’area possa finalmente godere del suo pieno potenziale, per tornare ad essere un gioiello della città di Messina», ha concluso Isgrò. In forza di ciò, Azione ha nominato il comandante Alessandro Bongiorno come delegato alle Politiche del mare, della navigazione nello Stretto e dell’ambiente marino.

Qualcuno potrà anche dire che la «duci puisia» non servirà a risolvere il problema del degrado e dell’abbandono in questo luogo dimenticato. Eppure, quei versi trovano una loro dimensione profetica sulla facciata della casa di Maria Costa: in quanto la poesia ha il potere di avvicinare alla bellezza, rendendo tutti partecipi della sua importanza. Ma la grande poesia ha anche una funzione sociale e politica, e adesso invita tutti ad affrontare chi di bellezza non ne vede, o semplicemente sceglie di non vederne.

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