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Zes unica e Ponte, «lo Stretto è cruciale»

Non solo il collegamento stabile ma l’infrastrutturazione complessiva delle due regioni «farà della Sicilia e della Calabria motori di sviluppo nell’area euromediterranea»

«L’istituzione della Zes unica si inserisce in un quadro molto più ampio di interventi che interessano il bacino del Mediterraneo e il Continente africano, come il Ponte sullo Stretto di Messina e la infrastrutturazione delle regioni dello stretto (Calabria e Sicilia), la realizzazione di un piano di sviluppo infrastrutturale del Paese con le reti intermodali, con le autostrade del mare, con i porti, con la mobilità digitale.

I numeri sono ancora approssimativi, ma si prevedono investimenti nell’area mediterranea per circa 200 miliardi di euro al netto delle risorse dei privati. Nei prossimi anni, quindi, l’Italia si avvierà verso un percorso che la porterà ad avere un ruolo politico, e ancora di più geopolitico, indiscutibilmente diverso dall’attuale, non solo nel bacino del Mediterraneo ma anche nel contesto del continente europeo e anche africano. La sola politica economica, senza una sinergia con economia, cultura e sicurezza, non riesce a raggiungere i risultati determinati, come la Storia insegna dai romani in poi, e oggi con gli americani».
Ad affermarlo, in un intervento sull’organo di informazione dell’Istituto nazionale di ricerca Eurispes, è l’ing. Salvatore Napolitano, coordinatore del Forum permanente del Mediterraneo e del Mar Nero.

«Oggi la Zes Unica è una realtà – spiega Napolitano – ma già nel 2017 si era ipotizzato un sistema armonico tra i Corridoi transeuropei Ten-T e le Zes regionali, indicando fin da allora la necessità di immaginare l’area Zes inserita nell’area mediterranea e, quindi, euro-mediterranea. L’intento era quello di risvegliare in tanti protagonisti e osservatori nazionali e internazionali l’interesse a conoscere le nuove forme di competitività, emerse sia nella principale area di riferimento, il Mediterraneo, sia nelle principali aree economiche mondiali, per regolare al meglio la Zona economica speciale come strumento propulsivo di crescita e progresso a sostegno delle economie regionali, un progresso non solo economico ma anche culturale e sociale».

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