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Associazione a delinquere e truffa, assoluzione piena per due avvocati a Santa Teresa di Riva

Si tratta degli avvocati Cinzia Tavano e Domenico Risiglione

Il Tribunale di Messina

L’associazione a delinquere non è mai esistita e per il Tribunale l’unico ad aver svolto attività illecita è stato il “dominus” dell’organizzazione.
Si chiude con altre due assoluzioni il processo di primo grado sulle truffe per cause e ricorsi bluff nella zona jonica promossi dall’associazione “Feo Progetto Benessere”, con sedi a S. Teresa di Riva e Giardini Naxos, scaturito da un’operazione dei carabinieri della Compagnia di Taormina che, nel 2018, ha portato a quattro arresti.
La Prima Sezione penale presieduta dalla giudice Monica Marino, con a latere Salvatore Pugliese e Rita Sergi, ha assolto gli avvocati Cinzia Tavano, di Giardini Naxos, e Domenico Risiglione, di Motta Sant’Anastasia, difesi dall’avv. Antonio Noè, dall’accusa di associazione a delinquere perché il fatto non sussiste, e da quella di truffa per non aver commesso il reato.
Nel troncone processuale, che si è concluso nel 2021, era già stato assolto Carmelo Paterini di Savoca, accusato di essere procacciatore di clienti, mentre per Vincenzo Vanaria di Giardini Naxos, ritenuto promotore dell’organizzazione che si presentava come avvocato nonostante fosse stato radiato dall’Ordine di Messina nel 2004, era stata dichiarata l’estinzione del reato in quanto è deceduto durante il dibattimento.
Tavano e Risiglione erano accusati di far parte di “un’organizzazione criminale dedita alla perpetrazione di una serie indeterminata di truffe, realizzate mediante richiesta e ottenimento di somme di denaro per promuovere cause civili o ricorsi avverso cartelle esattoriali che, in realtà non venivano iscritte a ruolo, inducendo così in errore gli ignari clienti e procurandosi un ingiusto profitto consistente nel percepire denaro corrisposto dalle vittime”, in quanto “delegati da Vanaria a promuovere le cause civili con procure alle liti rilasciate all’insaputa dei clienti” salvo poi “rinunciare al mandato senza aver compiuto alcuna opportuna attività difensiva, inducendo in errore gli ignari clienti”.

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