I numeri non dicono sempre tutto, però danno indizi importanti. E gli indizi che arrivano dai dati elaborati dalla Camera di Commercio di Messina relativamente alle attività iscritte e cessate nel 2023 sono desolanti. Specchio di uno stato di salute della città e della provincia, dal punto di vista economico, sempre più precario, al punto che trovare una cura, oggi, va oltre l’urgenza.
Il saldo totale, rispetto al 2022, è di 536 imprese in meno in città. E dire che un anno fa, invece, la chiusura aveva fatto registrare un insolito, forse illusorio segno “più”: 93 imprese, grazie alle 733 iscrizioni, a fronte delle 640 cessazioni. Nel 2023, invece, le cessazioni sono state ben 1.252 (più del doppio), mentre il numero delle iscrizioni è rimasto pressoché immutato (716). In totale, sono 20.139 le imprese della città che risultano registrate alla Camera di Commercio di Messina, nel 2022 erano, appunto, 20.677.
Ma è entrando nel dettaglio dei singoli settori che emerge come ci sia un ambito a soffrire più degli altri: quello del commercio. Qui il saldo negativo è addirittura di 292 imprese in meno, con ben 381 cancellazioni, a fronte di appena 89 nuove iscrizioni. Un’ecatombe. Ed è solo una parziale consolazione la minima variazione relativa agli addetti, e cioè al personale impiegato in questo settore: 11.401 contro gli 11.428 del 2022. Una sproporzione figlia, probabilmente, di un disallineamento temporale: l’impresa, ad esempio, potrebbe aver chiuso battenti uno o due anni fa, ma essere arrivata alla cancellazione definitiva dal registro, operazione che comporta un lungo percorso burocratico, solo adesso.
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