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Messina, contagiò l’Aids alla compagna: nuovo processo a carico del 59enne accusato di omicidio

Il Tribunale di Messina

C’è adesso una data per il nuovo processo d’appello. Che si aprirà il prossimo 20 febbraio davanti alla sezione penale di secondo grado presieduta dal giudice Carmelo Blatti. È la vicenda del 59enne Luigi De Domenico, il cosiddetto “untore”, a giugno condannato per la seconda volta a 22 anni di carcere con l’accusa di omicidio volontario dopo l’annullamento del primo processo. L’accusa è quella di aver contagiato la sieropositività da Aids alla compagna, l’avvocata 45enne S.G., che poi morì non sapendo come curarsi. De Domenico - lo ha stabilito la sentenza -, non le disse mai di essere sieropositivo.
Il 13 giugno scorso è stata decisa la sentenza di primo grado dalla corte d’assise presieduta dal giudice Lia Silipigni, che ha scritto le motivazioni di questa seconda sentenza, con a latere il collega Domenico Armaleo. Il pm Roberto Conte aveva chiesto invece la condanna a 25 anni. I legali di parte civile per i familiari della vittima sono gli avvocati Bonni Candido ed Elena Montalbano, mentre l’avvocato Carlo Autru Ryolo difende De Domenico.
Secondo giudici e giurati è stato responsabile di omicidio per la morte della compagna. Nelle motivazioni sono stati valorizzati gli elementi dai quali emergerebbe l’assoluta consapevolezza che aveva di essere sieropositivo, e la conseguente spregiudicatezza nel continuare ad avere rapporti non protetti con molteplici partner, pur quando ancora non era in cura e quindi la carica virale non era azzerata.
Ed è la seconda volta che una corte d’assise lo stabilisce colpevole. Si tratta del processo bis perché il primo (che aveva visto la condanna sempre a 22 anni per l’uomo) ha registrato l’annullamento in appello nel dicembre del 2022 per la vicenda dei giurati che componevano la corte e avevano superato i 65 anni d’età, sollevata a suo tempo dall’avvocato Autru Ryolo.

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