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Gli arresti per i 13 omicidi di Barcellona, il procuratore Rosa Raffa: «La strategia di Cosa nostra è cambiata»

Intervista al procuratore vicario di Messina Rosa Raffa all’indomani dell’operazione dei carabinieri del Ros sugli omicidi degli anni ‘90

Fare luce sul passato di sangue a Barcellona, dove Cosa nostra ha costituito nel tempo, e costituisce ancora oggi, uno dei principali ostacoli alla crescita economico-sociale di un luogo. Così com’è accaduto a Palermo o Catania, solo che in quelle città l’attenzione dello Stato ha rappresentato nel tempo una presenza più costante e organizzata.

All’indomani dell’operazione antimafia dei carabinieri del Ros che ha fatto luce su nuovi mandanti e killer di tredici omicidi avvenuti negli anni ‘90 a Barcellona e dintorni, dopo le dichiarazioni fondamentali del collaboratore Salvatore Micale, abbiamo chiesto al procuratore vicario di Messina Rosa Raffa di tracciare alcuni punti cardine di questa nuova inchiesta e di quelle passate, con uno sguardo alla situazione attuale e ai possibili sviluppi criminali sul territorio.

Siamo ancora una volta tornati indietro nel tempo...
«Direi di sì, i dieci episodi omicidiari di cui ci siamo occupati in questa indagine, che si sono verificati tra il 1992 ed il 1998, si collocano storicamente nel periodo “sanguinario” dell’azione di Cosa nostra barcellonese. Per esempio il duplice omicidio Accetta-Pirri ha costituito oggetto, per altri indagati, del maxiprocesso Mare Nostrum».

L’apporto delle collaborazioni con la giustizia è stato fondamentale anche questa volta?
«Assolutamente, la ricostruzione di queste vicende poteva esserci restituita solo dai collaboratori di giustizia che, ancora una volta, in questo contesto hanno svolto un ruolo assolutamente fondamentale. Certosino è stato il vaglio della loro attendibilità e rigorosa la ricerca del riscontro alle loro dichiarazioni».

Quanti sono i delitti di mafia nel Barcellonese che avete ricostruito negli ultimi decenni dal punto di vista investigativo?
«Dal 2011 ad oggi, compresa quest’ultima operazione, che comunque voglio sottolineare è in una fase di accertamento preliminare, è stata fatta luce su 35 episodi omicidiari».

E quale aspetto è emerso secondo lei dall’analisi di queste sequenze di morte calate nel contesto territoriale?
«Beh, io credo che abbiamo osservato, penso per esempio ai vari procedimenti Gotha ed altre operazioni sul territorio, che questa strategia si è andata via via stemperando verso forme più avvolgenti e stabilizzate di condizionamento mafioso».

Per esempio?
«Abbiamo visto nel corso degli anni l’intensificarsi di più raffinate commistioni imprenditoriali o avviatissimi traffici di stupefacenti, che prima non erano mai stati riscontrati, considerando ormai il ricorso alla violenza come extrema ratio».

Diamo uno sguardo al futuro...
«L’impegno di questo ufficio e degli investigatori è sempre rivolto sia a ricercare elementi di prova che consentano la comprensione di fenomeni criminali risalenti nel tempo posti in essere secondo tradizionali metodi mafiosi di sopraffazione e, nello stesso tempo ad individuare segnali di continui cambiamenti di strategie criminali che mirano al mondo degli affari, dell’imprenditoria e del narcotraffico».

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