Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Operazione antimafia a Barcellona, scoperti nuovi mandanti e killer di tredici omicidi: 7 arresti. I NOMI

Tredici omicidi non ancora chiariti del tutto per l'impressionante catena di sangue di Cosa nostra barcellonese negli anni '90, la guerra di mafia che lasciò sulle strade decine di cadaveri, molti dei quali scomparvero nel buio più assoluto di un cantiere o di un torrente, e non vennero mai più ritrovati. Su alcune esecuzioni non s'era saputo mai nulla. Adesso s'è aperta una nuova luce.

Tredici omicidi che hanno una nuova lettura rispetto al passato grazie alla dichiarazioni del pentito barcellonese Salvatore Micale, che ha raccontato per mesi la sua verità ai magistrati della Distrettuale antimafia di Messina. Ha indicato mandanti e autori di quelle sentenze di morte decretate molto spesso solo per punire alcuni “ragazzi” che avevano sbagliato secondo i canoni della famiglia mafiosa, o realizzando furti in case “protette” oppure spacciando al di fuori del “giro” tradizionale governato dal gruppo, senza chiedere alcuna autorizzazione.

E' tutto questo l'operazione antimafia portata a termine stanotte dai carabinieri del Ros e dai colleghi del Comando provinciale, che hanno notificato a sette persone l'ordinanza di custodia cautelare siglata dalla gip Ornella Pastore su richiesta della Procura retta da Rosa Raffa, dopo un'indagine durata mesi cui hanno lavorato il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e i sostituti della Dda Fabrizio Monaco e Francesco Massara.

I nomi degli indagati

I nomi degli indagati sono di primissimo piano nelle gerarchie mafiose che hanno governato Cosa nostra barcellonese, basti pensare che ci sono quelli di Giuseppe Gullotti, per molto tempo ritenuto al vertice del gruppo, e Salvatore “Sam” Di Salvo, designato poi come suo successore. Accanto a loro i nomi di Nicola Cannone e Stefano “Stefanino” Genovese. Per loro quattro si è trattato di una notifica in carcere, in quanto sono da tempo detenuti, ma per altri tre indagati che erano attualmente liberi la gip Pastore ha deciso la detenzione in carcere. Si tratta del “cassiere” del gruppo mafioso barcellonese degli anni 80 e 90 Giuseppe Isgrò, tornato di recente in libertà dopo aver finito di scontare la sua condanna per l'operazione “Gotha 4”, di Carmelo Mastroeni, originario di Merì, sfiorato a suo tempo dall'inchiesta “Omega-Obelisco” e ritenuto dalla Dda da sempre vicino a Salvatore “Sam” Di Salvo, e infine di Vincenzo Miano.

I tredici omicidi

Le indagini dei carabinieri del Ros sono scattate nel gennaio del 2023 ed hanno consentito di svelare aspetti ancora del tutto oscuri su tredici esecuzioni avvenute a cavallo tra il 1992 e il 1998 lungo la zona tirrenica. Eccole: l'omicidio dell'agronomo Angelo Ferro del 27 maggio 1993 a Milazzo, che in qualche modo sembra legato alla cattura del boss Nitto Santapaola, avvenuta qualche giorno prima, il 18 maggio del 1993 a Mazzarrone, nella ormai storica operazione “Luna piena” dello Sco; il duplice omicidio di Antonino Accetta e Giuseppe Pirri, trovati cadaveri nel cimitero di Barcellona Pozzo di Gotto il 21 gennaio del 1992; l'omicidio di Carmelo Ingegneri, realizzato l'11 luglio del 1992 a Barcellona; l'esecuzione di Francesco Longo, messa in atto la sera del 28 dicembre 1992 a Barcellona; l'omicidio di Aurelio Anastasi, avvenuto il 4 gennaio del 1993 a Barcellona; il caso di lupara bianca che portò alla morte di Giuseppe Italiano nel febbraio del 1993 a Barcellona; l'omicidio di Giuseppe Porcino, un altro caso di lupara bianca, avvenuto nel marzo del 1993 a Barcellona; l'agguato del 4 settembre 1993 a Barcellona che causò subito la morte di Sergio Raimondi e Giuseppe Martino e, a distanza di diversi mesi, quella di Giuseppe Geraci, avvenuta il 26 aprile del 1994; l'omicidio di Giuseppe Abbate, che fu ammazzato la sera del 16 febbraio del 1998 a Barcellona; e infine l'esecuzione di Fortunato Ficarra, portata a termine il 1° luglio del 1998 a Santa Lucia del Mela.

Si tratta di tredici vittime che solo in parte avevano avuto giustizia negli anni scorsi, ma adesso grazie alle indagini della Dda di Messina e dei carabinieri del Ros si sono aperti nuovi scenari. Oltre ai verbali di Salvatore Micale i magistrati antimafia hanno preso in considerazione quanto nel tempo hanno dichiarato altri pentiti. Si tratta di Carmelo D'Amico, che per molti anni è stato il capo dell'ala militare di Cosa nostra barcellonese e poi s'è voluto sedere invece al tavolo principale del gruppo con i vari boss Rao, Barresi e Di Salvo, e poi del fratello Francesco D'Amico, di Santo Gullo, Nunziato Siracusa, Carmelo Bisognano e Aurelio Micale.

Caricamento commenti

Commenta la notizia