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Ponte sullo Stretto di Messina, ecco i dati aggiornati del progetto

Due dei capitoli di maggiore rilevanza sono sicuramente quelli riguardanti la resistenza ai terremoti e alla potenza dei venti

Lo Stretto di Messina è stato definito «la più grande “galleria del vento” naturale». E gli aggiornamenti del progetto definitivo riguardante il collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente evidenziano dati preziosi, che costituiranno una delle parti fondamentali della progettazione esecutiva del Ponte, che dovrà essere ultimata e approvata, secondo quanto previsto dalla legge, entro il 31 luglio 2024.

L’aggiornamento

Il terremoto di ieri in Giappone e le recenti tempeste di vento in vari Paesi non fanno altro che riproporre due dei temi dirimenti legati alla costruzione della più grande infrastruttura italiana nell’area tra le più a rischio sismico-geologico del mondo: la capacità di resistenza del Ponte ai più forti eventi sismici e alla potenza dei venti. Gran parte dei dati contenuti nel vecchio progetto definitivo, il cui aggiornamento è ormai quasi concluso, restano attuali, secondo i progettisti e i componenti del Comitato tecnico-scientifico che affianca la società Stretto nella valutazione del progetto.

La mole di studi

Quella dello Stretto di Messina, come si è spesso evidenziato in questi anni, è l’area che più è stata oggetto di approfonditi studi dal punto di vista geologico, geofisico e geotecnico. Si conoscono, grazie a questa enorme mole di studi (che, Ponte o non Ponte, resterebbe in ogni caso come documentazione preziosa, smentendo tutti coloro i quali sostengono che finora si siano solo sprecate risorse), la posizione delle faglie, i meccanismi con cui si sviluppano i terremoti e le loro caratteristiche in termini di intensità e frequenze. Il Ponte è stato progettato sulla base di questi dati e «tenendo conto che debba resistere ad eventi sismici di eccezionale intensità». La campata unica sospesa, spiegano i tecnici, è «per sua natura molto resistente alle azioni sismiche, in quanto si comporta come un enorme pendolo, con un periodo di oscillazione lunghissimo, a fronte di azioni sismiche con frequenze anche molto elevate». Il Ponte, dunque, è progettato per resistere a terremoti di maggiore intensità di quello verificatosi il 28 dicembre del 1908, che comportò la distruzione di Messina e di Reggio. Per quanto riguarda, invece, le azioni del vento sono quelle «a cui il Ponte a campata unica è più sensibile e, per questo, la sua aerodinamica è stata oggetto di approfonditi studi e di innumerevoli prove in Gallerie del vento in Europa e Nord America. Questi studi hanno portato all’elaborazione di una tipologia di impalcato aerodinamicamente stabile, in grado di resistere ai venti eccezionali dello Stretto».

Il dossier Wwf

In un dossier stilato dalle associazioni ambientaliste (Wwf, Kyoto Club e Lipu), i cui rappresentanti furono sentiti in audizione durante il dibattito parlamentare sulla legge approvata il 30 maggio del 2023, si è sostenuto che «con raffiche di 60 chilometri orari le oscillazioni raggiungeranno i 12 metri e bisognerà interrompere il traffico». Sullo Stretto di Messina «le correnti aeree possono divenire particolarmente impetuose negli strati bassi, dando luogo a intense burrasche e nei casi più estremi ad autentiche bufere, con venti che possono superare lo stadio di uragano, con raffiche di oltre i 130-140 km/h. Attorno Capo Peloro, raggiungono o superano abbondantemente la soglia dei 100-120 km/h, mentre lungo l’imboccatura sud e nella parte centrale non si superano neppure i 70-80 km/h». In quel dossier venivano elencati alcuni casi del passato, come quello del 31 dicembre del 1979, allorché, durante una fortissima maestralata, «gli anemometri del pilone avrebbero registrato una massima raffica di 152 km/h (circa 82 nodi). Notevoli pure i 148 km/h del 28 dicembre del 1999». E nel 1991, «durante una delle sciroccate più violente degli ultimi decenni, gli anemometri registrarono max raffiche di circa 163 km/h (88 nodi), mentre l’anemometro più basso misurò un picco di oltre 142 km/h (77 nodi)».

Le stime progettuali

Ebbene, la replica alle preoccupazioni delle associazioni ambientaliste è nella relazione di accompagnamento al progetto, lì dove si prevede che il Ponte «sia aperto al traffico stradale fino a quando le raffiche di vento non raggiungano la velocità di 158,2 km/h», mentre il traffico ferroviario possa proseguire «fino a quando le raffiche non raggiungano la velocità di 194 km/h». Si ribadisce che, «con le stesse condizioni di vento, peraltro, nessun traghetto potrebbe staccarsi dalla banchina. Per tali ragioni, la chiusura al traffico del Ponte sarà un’ipotesi remota e, con le cautele previste, i collegamenti con la Sicilia saranno molto più stabili e sicuri».

Il Politecnico di Milano

Tutta la parte relativa alle azioni del vento è riassunta nello studio aggiornato del Politecnico di Milano, sede della più importante “Galleria del vento” d’Europa, all’interno della quale sono state fatte le prove per verificare la stabilità del Ponte sullo Stretto (prove condotte anche in altre “Gallerie del vento”, in Germania, Danimarca, Inghilterra e Canada). «Il vento è uno degli elementi dimensionanti per i Ponti di grande luce – si legge nella relazione firmata dal prof. Ferruccio Resta –. Durante la progettazione vanno considerati: gli effetti statici che determinano il carico eolico dal punto di vista del dimensionamento; gli effetti dinamici che invece contribuiscono a determinare la stabilità e la percorribilità». Inoltre, oggetto dell’indagine scientifica sono «l’eccitazione da distacco di vortici e l’effetto del vento laterale sui veicoli». Lo studio aerodinamico avviene attraverso modelli fisici provati nella “Galleria del vento”.
Gli effetti aerodinamici Leggiamo ancora la relazione: «Sulla sezione nascono delle forze di resistenza e di portanza dovute al vento. Le forze aerodinamiche devono essere il più basse possibili. Grazie alla sua forma aerodinamica le forze sul Ponte di Messina sono 1/4 di quelle sul Ponte Akashi realizzato in Giappone. La distribuzione spazio-temporale del vento modifica però l’interazione locale facendo cambiare l’angolo di attacco sezione per sezione. Gli effetti dinamici dipendono quindi da una interazione tra vento e struttura che ne determina la stabilità e la risposta al vento turbolento. Ogni Ponte a gran luce ha una sua velocità massima di stabilità».

La stabilità del Ponte

«La stabilità del Ponte dipende dalla ottimizzazione dei coefficienti aerodinamici e dalla rigidezza strutturale del ponte stesso. Ponte tradizionale “Humber”: velocità critica circa 40 m/s. Grazie alla soluzione multicassone di Messina la velocità critica è di circa 85 m/s (circa 300 km/h) ben superiore alla velocità di progetto di 60 m/s».

A prova di bufere

Il Ponte sullo Stretto, come certificato dalle prove in “Galleria”, «grazie alle sue appendici aerodinamiche e soprattutto alla geometria dei cassoni, fa sì che lo smorzamento aumenti al crescere della velocità del vento. Maggiore smorzamento significa maggiore capacità di dissipare energia e quindi minori livelli di vibrazione. Si vede come i valori di accelerazione registrati sul Ponte per 30 m/s di vento (110 km/h) con turbolenza tipica dello Stretto sono al 40% del limite. I valori di accelerazione determinano la percorribilità stradale e ferroviaria. Lo studio delle barriere frangivento e delle barriere tra i cassoni permette inoltre di minimizzare l’effetto del vento laterale sul traffico ferroviario e stradale e di valutare la percorribilità sotto vento». E la percorribilità, rimarcano i tecnici, è «garantita da sofisticati modelli di simulazione».

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