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Bimbo di quattro mesi positivo e con febbre alta a Barcellona, genitori costretti a peregrinare tra tre ospedali

I disservizi e i disagi vissuti da due giovani genitori preoccupati dalle condizioni di salute del figlioletto

Amara antivigilia e vigilia di Capodanno per i giovani genitori di un bimbo di 4 mesi i quali, per la persistente febbre del figlio, con punte di 40 gradi, sono stati costretti a peregrinare, per due volte in 24 ore, da Barcellona a Milazzo, dove in entrambi i casi sono stati rassicurati dal personale che li ha accolti e poi rimandati a casa. Vi sarebbe stata una sottovalutazione del caso, escludendo talora perfino che il bimbo avesse la gola arrossata. Sarebbe bastato un semplice tampone, per scoprire che il piccolo era positivo al covid. Esame che è stato invece prioritariamente eseguito dalla pediatra di turno di un terzo ospedale, quello di Patti, cui si sono fortunatamente rivolti per assicurare le giuste cure al loro bambino ed evitargli rischi maggiori, visto che aveva una temperatura corporea oltre il livello di guardia.

La disavventura che ha fatto patire per oltre 24 ore paura e disagi alla coppia è iniziata dopo una giornata serena, alle 23 di venerdì 29 dicembre quando, con il figlioletto in braccio – la mamma gli aveva somministrato una tachipirina dopo che il termometro aveva toccato i 40 gradi – sono giunti al Pronto soccorso dell’ospedale Fogliani di Milazzo. Qui, si sono ritrovati davanti ad una folla di pazienti in attesa di visita. Tuttavia, superato il disagio iniziale, sono stati avviati in codice bianco verso la guardia attiva del reparto di Pediatria dove il medico di turno avendo constatato – dopo 45 minuti di osservazione – che la temperatura si era abbassata a 38 gradi, quasi sicuramente per effetto delle dosi di tachipirina somministrate dai genitori, li ha rassicurati e i due genitori sono rientrati a casa intorno alle 2,30 di notte.

All’indomani, a metà mattinata persistendo la febbre a 38 e mezzo, i due giovani si sono recati all’Ospedale Cutroni Zodda dove fino alle 20 è attivo, nell’attigua palazzina del Pte, il Punto di primo intervento pediatrico. Qui la pediatra di turno, riscontrando rossore alla gola, ha prescritto, oltre alla tachipirina, anche un farmaco a base di cortisone, invitando i genitori a non utilizzarlo perché alcuni giorni prima il bimbo era stato sottoposto a vaccino obbligatorio per cui aveva avuto come reazione anche la febbre superata in meno di 24 ore. La pediatra li ha altresì indirizzati, in caso di peggioramento, a recarsi nuovamente all’ospedale di Milazzo per far eseguire gli esami delle urine e del sangue al fine di verificare la presenza di eventuali infezioni. Infatti alle 17,30 restando alta la temperatura, mamma e papà si sono recati nuovamente al Pronto soccorso di Milazzo dove, stavolta, non sono stati fatti accedere al Reparto di Pediatria con la spiegazione che, essendo una giornata prefestiva, non sarebbe stato possibile effettuare la visita. E così, dopo la valutazione del triage, sempre come codice bianco, sono stati invitati a recarsi a piedi in una struttura attigua al Presidio dove sono ubicati ambulatori e anche il Punto di primo intervento pediatrico. Il pediatra in servizio ha rassicurato ancora una volta i genitori e dopo aver rilevato la temperatura con un apparecchio a distanza ha riferito che il bambino aveva una temperatura di 36 gradi e mezzo e che non aveva la gola arrossata. Nessun prelievo è stato disposto per verificare la presenza o meno di infezioni. Tornati a casa nel tardo pomeriggio la situazione non è migliorata. La temperatura era sempre alta e, anche su consiglio del pediatra convenzionato, i due genitori hanno trasferito il bambino all’Ospedale di Patti, dove sono giunti intorno alle 20. Dopo una breve attesa per una precedente visita, la pediatra di turno, oltre l’orario del suo lavoro, dopo aver visitato il piccolo paziente e costatati i sintomi ha disposto un tampone che è risultato positivo, confermando che il bimbo aveva contratto il virus. Da quel momento anche i genitori sono stati invitati ad indossare la mascherina e dopo i controlli di rito e la prescrizione della terapia, con il loro figlio sono potuti ritornare nella loro casa dove continuano a prendersi cura del piccolo che per fortuna ora sta molto meglio.

Resta grave la persistente chiusura del Pronto soccorso di Barcellona dal marzo 2020, quando il Presidio è stato trasformato in Covid Hospital. Il Pronto soccorso è stato chiuso ed il personale trasferito a Milazzo. A nulla sono valse le promesse per una riapertura. L'ospedale di Barcellona, anche all’alba del 2024, è rimasto – riflette il dott. Paolo Calabrò già direttore del Pronto Soccorso – «solamente di nome ma non ha più alcuna funzione sotto il profilo dell'emergenza - urgenza, anche per casi che possono qualificarsi di bassa intensità». Per lo stesso medico «ormai al Cutroni Zodda esistono solo dei reparti, che funzionano per ricoveri programmati o per casi provenienti da altri ospedali, purché compatibili con quanto può disporre la struttura. Per cui anche un'urgenza di bassa intensità a Barcellona diventa giustamente per i familiari un problema dal momento che non vi è struttura adeguata nell'immediato a fornire i necessari riscontri e le dovute risposte. Si viene sballottati da un posto all'altro non avendo precisi punti di riferimento anche per casi certo non gravi. Ma che comunque preoccupano. È un problema serio dinanzi al quale chi di competenza fugge invece di trovare la soluzione».

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