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Messina, Ritiro... il viadotto dei ritardi. E “mancano” due stipendi

La scadenza di febbraio salterà perché è maturato un altro mese di ritardo e se davvero l’opera riprenderà dopo la sosta natalizia, non potrà finire prima di marzo.

Che Natale sarà quello dei lavoratori che operano nell’infinito cantiere del viadotto Ritiro? E che estate sarà quella dei messinesi che viaggeranno sulla tangenziale? vissuta sempre in coda e su una sola corsia? Se qualcosa non si muove, e presto, il pericolo che le risposte sia amare per tutti sono alte.
I due aspetti sono legati l’uno all’altro perché la lentezza imbarazzante con cui procedono i lavori sul ponte a 70 metri di altezza che è in costruzione da sei anni ed è motivo di grande disappunto da parte di tutti quegli automobilisti che sono costretti a questa strozzatura oramai dal 2012.
Non mancherebbe molto alla fine ( dovremmo essere al 95%) ma alla stretta finale le tensioni finanziarie della Toto Costruzioni che si sta occupando dell’appalto hanno creato dei rallentamenti che preoccupano. Per diverse settimane di novembre i lavori sono andati avanti pianissimo. Da una decina di giorni sono ripresi ma i lavoratori sono tornati sul piede di guerra. A farsene interprete il segretario generale della Uil Ivan Tripodi.
«Adesso basta! – dice – La situazione dei lavoratori della Toto costruzioni impegnati nel cantiere del viadotto Ritiro ha, ormai, raggiunto le dimensioni di un dramma sociale che offende e sfregia la coscienza civile collettiva. Infatti, nonostante gli impegni solenni delle scorse settimane, i lavoratori, ormai a ridosso delle festività natalizie, attendono il pagamento di due mensilità arretrate e, come se non bastasse, la Toto costruzioni avrebbe un debito con la Cassa Edile che incide sul reddito degli operai e appesantisce ulteriormente la sofferenza economica delle maestranze. La realtà – dice Tripodi – è che, nella complice assenza delle istituzioni, stiamo assistendo ad un infinito stillicidio sociale. Tante parole e zero fatti. Siamo giunti ad un punto drammatico in cui gli operai non hanno i soldi neanche per raggiungere il posto di lavoro nel cantiere di un’opera che, è bene ricordarlo, non potrà assolutamente essere ultimata entro febbraio del 2024, ennesima ed ultima data strombazzata come fine lavori. In questa situazione è oltremodo assordante il silenzio del Cas che non ha assunto alcuna iniziativa per dare risposte concrete sia ai lavoratori senza salario che alla città e ai cittadini esausti per i lavori di un’opera che somiglia sempre più alla tela di Penelope. A questo punto, non sono più ammessi impegni scritti sul ghiaccio o indecenti atteggiamenti dilatori: se, a stretto giro, la Toto costruzioni non pagherà gli stipendi ai lavoratori impegnati nel cantiere del viadotto Ritiro assumeremo iniziative di fortissima mobilitazione. Dovere assistere, la settimana precedente delle festività natalizie, a questo ignobile cinismo che calpesta l’elementare diritto al salario e alla retribuzione è letteralmente indegno ed offensivo».
Parole sulle quale interviene la stessa azienda che assicura che in questi giorni ci sono stati degli incontri con i sindacati (“Ma non a livello locale” ribatte Ivan Tripodi, ndc) e nei quali sono stati definiti i passaggi per il pagamento delle due mensilità e della cassa edile (che equivale alla tredicesima mensilità, ndc).
E intanto il cantiere langue. La scadenza di febbraio salterà perché è maturato un altro mese di ritardo e se davvero l’opera riprenderà dopo la sosta natalizia, non potrà finire prima di marzo. Poi serviranno due mesi di collaudi che faranno arrivare il calendario a maggio, pericolosamente vicini alla prossima estate. Ecco perché altri ritardi, per qualunque ragione, sarebbero pericolosi.

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