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Le urne, la pace e il ruolo del prossimo rettore dell'Università di Messina

Se dovesse, come sembra, prevalere l’equilibrio e quindi venir fuori un rettore vincente per pochi voti, quest’ultimo non potrà ignorare che quasi metà dell’elettorato aveva scelto altro e sarà chiamato ad un vero dialogo con la controparte

La tensione c’è, ma nessuno vuole palesarla. E il grande equilibrio che anche oggi tutti prevedono possa venir fuori dalle urne imporrebbe, secondo le più diffuse considerazioni raccolte ieri nei corridoi dell’Ateneo, una prioritaria opera di pacificazione al prossimo rettore. Una normalizzazione dei rapporti necessaria, dopo anni di polarizzazione impersonata dai grandi ex amici e poi nemici, Navarra e Cuzzocrea, appunto.
Anche in questo caso i due fronti, però, offrono chiavi di lettura diverse su quale possa essere la strada più in discesa, per raggiungere l’invocata pax. I sostenitori di Spatari-Moschella lasciano intendere che, in caso di vittoria di Limosani, sarebbe difficile frenare una dura fase di restaurazione a discapito di chi, in questi anni, ha convintamente sostenuto la governance Cuzzocrea, finendo per rinnovare e quindi perpetrate quella contrapposizione.
Chi, invece, “tifa” per Limosani osserva che un’Università uscita con le ossa rotte dall’ennesima bufera, quella che ha travolto proprio l’ex rettore Cuzzocrea con il caso rimborsi, lo scandalo dei pagamenti all’azienda di famiglia di Viagrande e le conseguenti dimissioni (anche da presidente della Crui, con conseguente eco nazionale), per chiudere questo doloroso capitolo e voltare pagina non può che optare per l’unica candidatura di rottura, rispetto a quella governance di cui facevano parte sia Spatari che Moschella.
Solo i numeri diranno chi avrà avuto ragione, ma fino a un certo punto. Perché se dovesse, come sembra, prevalere l’equilibrio e quindi venir fuori un rettore vincente per pochi voti, quest’ultimo non potrà ignorare che quasi metà dell’elettorato aveva scelto altro e sarà chiamato ad un vero dialogo con la controparte, per dare un senso concreto a quella parola, “pacificazione”, che potrebbe risultare la più menzionata nei confronti pre-elettorali. In caso contrario sì, ci sarà una nuova guida per i prossimi sei anni. Ma l’Ateneo rimarrebbe ingabbiato in lotte intestine che poco hanno a che fare con quella che dovrebbe essere la prima istituzione culturale della città.

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