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Rettorato Messina, al via il rush finale: Limosani, Moschella e Spatari rilanciano i propri programmi

Manca meno di una settimana al voto, ieri i tre candidati nuovamente ospiti a Scirocco, il talk di Rtp

Il voto si avvicina (primo turno alle urne giovedì prossimo, 23 novembre) e la corsa all’ermellino si fa più intensa. Continuano gli incontri relativi alla corsa al rettorato: ieri sera il confronto diretto tra i candidati – Michele Limosani, Giovanni Moschella e Giovanna Spatari – si è tenuto per la seconda volta negli studi televisivi di Rtp, all’interno del talk “Scirocco” condotto da Emilio Pintaldi, insieme ai giornalisti Sebastiano Caspanello e Mauro Cucè.
Una campagna dai toni estremamente pacati, nel quale, però, ciascun candidato continua a riservare affondi incisivi e a fare chiarezza sul proprio programma. «Fare di Messina una vera e propria città universitaria, con un Ateneo nel quale possa vigere una netta separazione tra funzioni di governance e amministrazione» tra le priorità esposte dal professore Moschella, ex prorettore vicario. «Offrire dei corsi di laurea che siano aderenti al mondo del lavoro che tumultuosamente cambia e contestualmente continuare a puntare sulla ricerca scientifica, che rappresenta un pilastro per l’Ateneo, coinvolgendo un numero sempre più elevato di studiosi», tra i punti salienti del programma della professoressa Spatari, ex prorettrice alle Pari opportunità. Il direttore del dipartimento di Economia, Michele Limosani, invece, punta sulla «necessità di riconoscere autonomia ai dipartimenti, il motore trainante dell’università, e sul rispetto delle regole e delle persone, altro motore centrale del mondo accademico».
Quando si pensa a quest’ultimo, spesso si immagina un’entità astratta a metà tra l’edificio escheriano e il paesaggio letterario kafkiano, dimenticando quanto invece l’università sia soprattutto il cuore e la mente di studenti e docenti, corpi, bisogni, necessità di spazi. Per questa ragione, oggi più che mai a Messina risultano centrali temi quali la questione abitativa degli studenti, la qualità dei servizi, delle attività sportive e del tempo che viene trascorso all’interno di questo microcosmo. La garanzia del diritto all’alloggio è una competenza specifica della Regione tramite l’Ersu e, come ricorda il professore Moschella, proprio quest’ultima negli ultimi anni «non è riuscita a garantire la totalità di richieste di alloggi, dando la disponibilità a soli 280 studenti a fronte di 1400 aventi diritto». L’Università ha cercato di farsi carico di questo problema, procedendo con l’acquisto dell’ex hotel Riviera e prendendo in affitto l’hotel Liberty, ma risulta evidente che occorre immaginare strategie più complesse per arginare il disagio. Tra queste, la professoressa Spatari ricorda l’iniziativa “Casa Unime”, «una compartecipazione dell’università a contratti di locazione che permette di incentivare gli affitti per gli studenti a tariffe calmierate». Sulla questione Ersu Limosani puntualizza il paradosso davanti al quale ci si trova: «Com’è possibile ottenere dei finanziamenti utilizzando le graduatorie degli studenti aventi diritto all’Ersu, per poi trovarsi nella condizione di non poter assicurare loro un diritto alla residenza?».
Un altro tema caldo riguarda il profondo gap tra lauree triennali e magistrali: la città dello Stretto, infatti, ogni anno perde moltissimi iscritti a queste ultime, un dato che Limosani riconduce al tema dell’occupabilità, il lavoro, «una questione di cui deve farsi carico non solo l’università, sostenendo i processi dell’innovazione come le start up, ma l’intero sistema produttivo, la città tutta».
Una città nella quale, anche con la prospettiva del Ponte, l’Ateneo non potrà certo recitare un ruolo da comprimario. Un punto, questo, che mette tutti d’accordo: «L’Università non dovrà esprimere una posizione sul Ponte, ma dovrà fare la propria parte, con le proprie competenze».

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