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Il Ponte di Messina, il terremoto e i venti: a riaccendere la polemica il geologo Mario Tozzi

A innescare la polemica sono state le frasi contenute in un articolo pubblicato su un giornale del Nord dal geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi. L’ennesimo attacco al progetto di una grande infrastruttura prevista al Sud, il collegamento stabile tra la Sicilia e il resto d’Europa. «Il Ponte sullo Stretto di Messina – scrive Tozzi – servirebbe solo a unire due cimiteri. Ha senso investire denari pubblici (12 miliardi di euro) per costruire il Ponte a campata unica più lungo del mondo, mettendo in piedi una sperimentazione avveniristica di progetto e materiali, invece di risistemare anti-sismicamente, prima, il territorio dello Stretto?».
Quell’espressione non è nuova: «Il Ponte unirà due cimiteri». E fa il paio con un’altra molto in voga quando si parla di quest’opera, «il Ponte unirà non solo due coste ma due cosche». Frasi orribili, dietro le quali c’è un ragionamento complesso, che evidenzia anche questioni serissime da affrontare, banalizzate proprio da tali affermazioni. Tozzi spiega che il progetto del Ponte, vecchio di dieci anni, è concepito perché il manufatto resista a terremoti fino a 7.1 grado Richter. A rispondergli sono i vertici e i tecnici della società Stretto: «Il progetto in corso di aggiornamento riguarda un Ponte capace di resistere a scosse forti anche 7.5», cioè di gran lunga superiori al terremoto del 28 dicembre 1908. Il riferimento ai «due cimiteri» è semplice da spiegare: anche se il Ponte resistesse, dice il geologo “star” della Tv, «Messina e Reggio sarebbero distrutte». Ed è un ragionamento che sembra avere senso, in realtà non lo ha. Perché anche a Los Angeles potrebbe succedere l’evento sismico definito “Big One”, e dunque nel frattempo non si sarebbe dovuto realizzare nulla. Così come in Giappone o a Istanbul, in Turchia, dove sono stati costruiti negli ultimi anni tre grandi Ponte, nonostante il fortissimo rischio sismico della zona del Bosforo e dei Dardanelli. E se è sacrosanto pretendere che vengano previsti molti più fondi per la messa in sicurezza dei territori, nei bilanci dell’Europa e dello Stato italiano la “voce infrastrutture” è un altro capitolo.

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