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Messina, la corsa al Rettorato: Il Policlinico al centro dei programmi dei tre candidati

Dall’organizzazione del personale agli investimenti infrastrutturali, dal potenziamento dei servizi per gli studenti al nodo degli Ep: punti in comune, critiche e prospettive

Il Policlinico è uno dei temi più caldi della corsa al voto per l’elezione del prossimo rettore dell’Ateneo di Messina e i tre candidati – il direttore di Economia Michele Limosani, l’ex prorettore vicario Giovanni Moschella e l’ex prorettrice Giovanna Spatari – all’azienda ospedaliera universitaria dedicano più o meno ampi capitoli dei rispettivi programmi. Non mancano i punti comuni, nonostante i candidati siano espressione di diverse aree “politiche” interne all'Ateneo: ad esempio, la questione dell’orario di lavoro del personale docente universitario impegnato in attività assistenziali, il tema dei professionisti Ep (ma andrebbero ricordati anche i categoria D, biologi, fisici e altre figure professionali sulle quali pendono altrettante incognite), il rispetto dei protocolli d’intesa. E soprattutto il ritorno del Policlinico al centro della vita universitaria.

Limosani

L’esordio di Michele Limosani è duro, uno dei tanti affondi alla gestione Cuzzocrea: secondo il candidato “d'opposizione”, l’azienda ospedaliera universitaria «ha subito un regresso costante e sistematico dal 2019 in avanti». Quattro le ragioni principali, secondo Limosani: «La trasformazione dell’Aou in ospedale Covid durante la pandemia; l’inutile e infruttuoso inseguimento alla trasformazione dell’Aou in Irccs; una gestione accentrata senza alcuna elaborazione condivisa di obiettivi e strategie con gli organismi istituzionali dell’Aou previsti dal protocollo d’intesa e quelli universitari previsti dallo Statuto dell’Ateneo; l’irragionevole e troppo prolungata guida commissariale dell’azienda». Per Limosani c'è una sola ricetta: «Permettiamo all’Università di ritornare finalmente protagonista nel suo Policlinico. Ci vuole molta più Università nell’Aou di quanta ce ne sia stata negli ultimi anni, a discapito di quanto voluto da chi avrebbe dovuto difenderla e, invece, l’ha inspiegabilmente osteggiata». Due gli obiettivi principali. Primo: «Riconoscere pienamente ai Dipartimenti universitari e alla Scuola di Medicina e Chirurgia un ruolo significativo nella programmazione sanitaria del Policlinico che, ricordo, è caratterizzata dall’inscindibilità tra didattica, ricerca e assistenza. Ruolo, questo, che purtroppo è stato ampiamente disconosciuto nel recente passato». Secondo: «Costruire una squadra composta da più di un pro-rettore, a partire da quello con la specifica delega ai rapporti con l’Aou e dal direttore scientifico che coadiuvi costantemente il rettore nella definizione di tutte le scelte politiche e gestionali, sia di carattere corrente che programmatico, inerenti alla sanità universitaria». Limosani annuncia anche che «mi batterò affinché la denominazione “Policlinico”, inopinatamente rimossa, ritorni in tutti i documenti e atti ufficiali dell’Aou». Altro punto delicato: «In attesa di una norma del legislatore nazionale, intendo mettere una parola risolutiva alla vicenda che ha inopinatamente danneggiato i medici Ep (Elevata professionalità, ndr) che lavorano al Policlinico, mediante una modifica del protocollo di intesa tra la Regione e l’Università di Messina attualmente vigente», riconoscendone, di fatto, «il diritto al conferimento dell’incarico dirigenziale». Capitolo corsi (con riferimento anche all'intesa con il Papardo): «Le risorse strutturali attualmente disponibili in Ateneo e la numerosità del personale docente non sembrano essere sufficienti a soddisfare le esigenze dell'aumento della popolazione studentesca» avvenuto in questi anni. «Si rendono necessari interventi volti a rafforzare e potenziare le strutture dell’Ateneo, con il conseguente adeguamento tecnologico, e lo sviluppo di un piano di reclutamento per assumere nuovi docenti». E «ogni corso» dovrebbe tornare al Policlinico.
Tra gli altri punti chiave: «Riorganizzazione dell’attività di Pronto Soccorso; razionalizzazione della distribuzione logistica dei posti di terapia intensiva post-operatoria; richiesta di nuova valutazione sui requisiti necessari alla riattivazione della breast unit; implementazione dei servizi informatici per prenotazioni e ritiro referti».

Moschella

Anche Moschella, in premessa, parla di «tensioni e divisioni» createsi negli ultimi anni, dopo le quali «reputo necessaria una fase di serenità che consenta di lavorare con fiducia e tranquillità alla ricerca scientifica ed all’attività assistenziale. L’obiettivo da perseguire è quello di avviare un percorso condiviso fra tutte le parti coinvolte, che renda il Policlinico universitario un polo realmente attrattivo per il Mezzogiorno d’Italia. L’Università, in particolare, deve tornare a giocare un ruolo da protagonista nella gestione dell’azienda ospedaliera universitaria, considerato l’imprescindibile apporto che può e deve essere fornito dai medici universitari, per le loro molteplici competenze e professionalità». Moschella dedica un paragrafo al tema dei «rapporti con il sistema sanitario regionale». E anche qui, «occorre, innanzitutto, notare che esistono già sedi e canali istituzionali che, negli ultimi anni, non sono stati adeguatamente valorizzati e dei quali, invece, è necessario garantire la piena effettività. Mi riferisco, in particolare, alla Struttura interdisciplinare di raccordo (Sr) di area medica, all’Organo di indirizzo e al Collegio di direzione dell’Aou». In sintesi, «le sedi e gli strumenti istituzionali esistono. Non occorre crearne di nuovi. Basta solo abbandonare la logica dirigistica e adottare una visione partecipativa e autenticamente democratica». Per quanto riguarda il personale, «la crescita dell’Aou deve passare attraverso una rinnovata attenzione rivolta a tutto il personale universitario destinato all’Azienda, docente e non docente, ripensando con metodo condiviso ai problemi che caratterizzano lo spazio e il tempo di lavoro. Il riferimento è anche alla categoria del personale Ep, che merita di avere un ruolo adeguato all’impegno lavorativo che profonde quotidianamente nelle strutture assistenziali». Moschella spiega di voler «creare un’apposita struttura d’Ateneo che, con l’ausilio di personale amministrativo dedicato, agevoli la partecipazione a bandi competitivi nazionali ed internazionali, coadiuvando i ricercatori non soltanto nelle fasi di valutazione di ammissibilità e progettazione, ma anche nella redazione di rapporti di avanzamento, gestione della documentazione tecnico-finanziaria e rendicontazione dei progetti. Particolare attenzione sarà dedicata ovviamente ai progetti europei e internazionali in ambito medico, specialmente se di taglio interdisciplinare e transdisciplinare». Quindi per l’ex vicario «sono necessarie e urgenti misure volte a incrementare l’attrattività delle Scuole di specializzazione di area sanitaria, attraverso: l’istituzione di corsi di didattica, opzionali e trasversali alle differenti branche specialistiche, finalizzati all’acquisizione di competenze metodologiche funzionali alla ricerca scientifica; la promozione dell’attività di ricerca degli specializzandi, mediante riserva di una quota annua dei fondi di funzionamento delle scuole di specializzazione». E infine «l’agevolazione dell’inserimento di neo-specializzandi fuorisede, fornendo informazioni logistiche generali e agevolandone la ricerca di soluzioni abitative sia a medio termine che per brevi periodi».

Spatari

L’ex prorettrice parte dal periodo più delicato della storia del Policlinico: «Certamente la fase emergenziale dovuta alla pandemia non ha aiutato, seppure occorra evidenziare come il nostro Policlinico, in quella fase storica, abbia svolto un ruolo fondamentale per l’intero territorio provinciale». Chiuso (più o meno) il capitolo Covid, «oggi rimangono tuttavia sul tappeto alcuni nodi problematici quali, a mero titolo di esempio, la vetustà dei padiglioni e dell’impiantistica, la complessiva riorganizzazione dei servizi e soprattutto la questione inerente la sede e il ruolo del nostro Pronto soccorso». Guardando al domani, secondo Spatari «la separazione delle aree mediche da quelle chirurgiche ridurrà le interferenze e le sovrapposizioni» e, in quest'ottica, «la separazione dei vari padiglioni in base alle specializzazioni favorirà altresì la comunicazione interprofessionale». Per quanto riguarda gli studenti, «l’erogazione di una didattica di qualità in ambito medico passa anche e soprattutto attraverso una dotazione infrastrutturale adeguata» e «la medesima esigenza si coglie anche con riferimento al profilo della ricerca».
Altro capitolo: «Sul versante della piena valorizzazione del personale medico-sanitario, un profilo nevralgico è certamente quello rappresentato dalla promozione delle carriere dei professionisti sanitari». Una delle parole chiave è “clinicizzazione”: «Una direttrice d’intervento assolutamente prioritaria che tende a ridurre i costi derivanti da un uso eccessivo delle risorse ospedaliere e a promuovere una gestione più efficiente delle problematiche nosocomiali». Ma «per far sì che le iniziative da intraprendere non rimangano mere enunciazioni di principio, sono convinta che sia necessario avviare ogni opportuna iniziativa volta all’adeguamento del tetto di spesa, al momento fra i più bassi della Sicilia».
Spatari ammette che «il campo dei rapporti tra Università ed Azienda ospedaliera è quello in cui, data la coabitazione di personale appartenente a diversi ruoli ed istituzioni, gli elementi di possibile conflittualità sono più marcati. Per ovviare alle difficoltà che si registrano in tale ambito è necessario che sia data completa attuazione ai punti previsti nel protocollo di intesa tra Regione e Università, attraverso un confronto costruttivo e costante con tutte le parti interessate».
L’ex prorettrice annuncia che «mi farò promotrice di una politica mirata e dedicata alla individuazione di fonti di finanziamento per la ricerca con contestuale pieno supporto alle attività di ricerca sperimentale in ambito bio-medico-sanitario anche a livello interdisciplinare». E «con specifico riferimento alla sostenibilità dei corsi di laurea in Medicina e delle professioni sanitarie sarà necessario garantire la più alta qualità in termini di erogazione dell'offerta formativa, pur essendo pienamente consapevoli che tali attività sono particolarmente onerose tanto con riferimento al profilo finanziario che a quello tecnico-organizzativo». Inoltre «si intende prevedere l’offerta di idonee iniziative di supporto a favore degli studenti che desiderano svolgere l’attività di tirocinio». Sul caso degli Ep, «credo che sia una priorità avviare una proficua concertazione a livello regionale, e se necessario ministeriale, per risolvere in maniera certa e definitiva una questione».

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