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Inverno demografico, mai rassegnarsi: si riaccende il dibattito sul presente e futuro di Messina

I dati sono lì, sotto gli occhi di tutti, inesorabili, incontrovertibili. È da oltre due decenni che si è dentro a un tunnel che sembra senza uscita: da un lato, le culle vuote, dall’altro i biglietti a nome di migliaia di giovani su treni, navi, pullman o aerei senza ritorno. La popolazione invecchia, cambiano radicalmente le prospettive e le esigenze, intere generazioni di ragazze e ragazze sono sparite, impoverendo il tessuto socio-economico della città e andando ad arricchire ulteriormente le realtà del Nord o di altri Paesi. Si chiama inverno demografico e non riguarda ovviamente solo Messina. Però, Messina, assieme all’Area dello Stretto, è quella che negli ultimi 20 anni ci ha rimesso di più, in termini di saldo negativo tra partenze e arrivi, tra abbandoni e ritorni, tra nascite e morti. Cosa fare, dunque? Il dibattito si riaccende, dopo l’ennesimo report sul tasso di natalità pubblicato da Openpolis.
A intervenire è la Cgil messinese: «l report Openpolis segnala che il tasso di natalità è in caduta libera, e su questo le amministrazioni pubbliche, a partire dalla Città metropolitana e dai Comuni, dovrebbero interrogarsi sulla loro capacità di fornire servizi e misure per trattenere i giovani che fuggono alla ricerca di opportunità di vita e di lavoro migliori o anche per includere fette crescenti di popolazione intrappolate in dinamiche di disoccupazione, precarietà e inattività che si traducono in esclusione sociale. Ma l’altra faccia della medaglia della denatalità è l’invecchiamento della popolazione». Sembra un’osservazione banale, ma è la realtà di fatto.
Il segretario generale della Cgil Messina Pietro Patti e la segretaria confederale Stefania Radici riflettono su alcuni dati elaborati: «Nel 2022 si registrano 207,7 anziani over 65 ogni 100 giovani dai 0-14 anni. A Messina città ci sono 54.309 anziani; nei comuni della prima cintura dell’area metropolitana 6.541 anziani; nei comuni della seconda cintura 7.695 anziani; negli altri comuni 80.069 anziani per un totale di 148.614 over 65, di cui oltre la metà, 82.767, sono donne. Rappresentano il 24.8% dell’intera popolazione, quasi un quarto. L’indice di dipendenza è 57,7%, che significa che ogni 100 individui in età attiva (dai 15 ai 64 anni) ce ne sono quasi 58 in età non attiva (0-14 e 65 e oltre); l’indice di dipendenza anziani è 38,8%, 6 punti in più rispetto alla media regionale, ad indicare che ogni 10 persone in età attiva (15-64 anni) ce ne sono 4 over 65». Numeri, apparentemente aridi, dietro i quali però si celano sempre le storie in carne e ossa, vite personali e familiari.

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