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Esami da rifare a Spadafora, il legale della giovane che ha denunciato: «La mia assistita discriminata e definita “traditrice”»

«L’esposto amministrativo della mia assistita – scrive l’avvocata Maria Chiara Isgrò, legale della studentessa – basato su prove scritte inconfutabili, ha avuto l’effetto di smascherare uno scandaloso sistema contrario alla legge, di cui, per fortuna, è rimasta traccia in una chat di classe. In particolare, nel caso in questione, è avvenuto che il commissario interno della classe, venuto irregolarmente a conoscenza, con anticipo di alcuni giorni, degli specifici argomenti d’esame che sarebbero stati chiesti ad ogni singolo alunno, con lo stesso anticipo li ha diffusi nella chat di classe, favorendo l’esame dei candidati in maniera evidentemente inammissibile».

Quindi una riflessione di merito: Dalla sentenza emerge, altresì, come il Ministero abbia disposto un’ispezione sui fatti denunciati e che è stato accertato che gli studenti fossero a conoscenza non soltanto degli argomenti di avvio del colloquio, ma anche delle domande che il commissario interno avrebbe loro posto nelle materie di storia e filosofia. Il caso è veramente eclatante se si pensa che membri della Commissione d’esame – afferma l’avvocata Isgrò – hanno dovuto ammettere, in sede ispettiva la violazione delle regole elementari di qualunque tipo di prova d’esame e ciò pone numerosi interrogativi di carattere generale che esulano dal caso singolo e che dovrebbero far riflettere sul sistema scolastico odierno. Fa anche riflettere il fatto che l’Ufficio scolastico ispettivo ha invitato tutti gli alunni a rendere apporti istruttori per cercare di risalire alla verità e che solo tre alunni (fra i quali la mia assistita) hanno ritenuto correttamente di presentarsi. Merita rilievo – prosegue l’avvocata Isgrò – l’articolata indagine ispettiva ministeriale, che ha dato univoche risposte riguardo alla palese violazione delle leggi e che ha accertato comportamenti di tale gravità a tal punto che lo stesso Ufficio scolastico ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica e sono stati anche avviati i procedimenti disciplinari nei confronti di tutti i membri della Commissione di esame. In ultimo, ritengo opportuno evidenziare per censurare il fatto che la giovane ragazza mia assistita – dopo che è stata diffusa la notizia della presentazione del proprio esposto – è stata totalmente isolata e discriminata dai propri compagni di classe oltre che da numerosi conoscenti, additata come “traditrice” anche tramite i social network e che, oggi, dopo il deposito della sentenza – sottolinea l’avvocata Maria Chiara Isgrò – persino qualche genitore ha avuto l’ardire di additare la mia assistita, pubblicando su facebook post dispregiativi, il tutto dimostrando che è ancora, purtroppo, fin troppo diffusa l’idea malsana di penalizzare pubblicamente chi ha il coraggio della denuncia dell’illecito».

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