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L’Università di Messina e la necessità di «non far finta di nulla»

Il primo ad annunciare la candidatura al rettorato, Limosani: «Serenità sì, acquiescenza no»

Un conto è avviare un confronto «sereno e leale» in vista delle elezioni per il prossimo rettorato. Un conto è far finta di niente. Anche perché non è “niente” ciò che è accaduto all’Università di Messina, portando alle dimissioni dell’ex rettore Salvatore Cuzzocrea. Un concetto, questo, che ieri ha voluto ribadire il primo dei candidati a scendere in campo, quel Michele Limosani che più volte, in questi anni, si è trovato “dall’altra parte” dell’immaginaria linea di confine tra gli schieramenti interni all’Ateneo. «Siamo o dovremmo essere in tre a sfidarci sulla base dei programmi da proporre alla comunità – diceLimosani –. Nelle dichiarazioni, ovviamente, un invito ad un confronto sereno e leale. Non potrebbe essere diversamente e da parte mia vi è piena disponibilità in tal senso. Tuttavia – continua –, non vorrei che serenità e lealtà vengano confuse con l’acquiescenza. Quanto accaduto e la fase che sta attraversando l’Ateneo non possono essere sottaciuti. C’è un sistema di governo che va ridisegnato per evitare sovrapposizioni tra controllori e controllati, ci sono procedure di verifica da potenziare, c’è la necessità di garantire una trasparenza assoluta nelle scelte amministrative e di governo. Tali tematiche non possono creare imbarazzo, non possiamo fare finta di nulla. Abbiamo, infatti, il dovere di porre le condizioni affinché l’intera comunità accademica sia tutelata in futuro rispetto a determinati rischi. L’incomprensibile silenzio, rotto in questi anni soltanto da qualche voce “stonata” tra cui la mia, ha prodotto effetti indesiderati per l’Ateneo e legittimato itinerari impervi. Non possiamo e non dobbiamo permettere che tale errore possa perpetuarsi anche nel futuro».

Un messaggio chiaro, così come è chiaro che il caso Università non è più solo una questione interna alla comunità accademica: «La sensazione è di essere davanti ad un sistema di potere che dall’università di Messina si dipana sull’intera città – è il duro intervento del segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo –. Anche per questo preoccupa il silenzio dell’amministrazione comunale e, in generale, delle istituzioni. Quello a cui ci troviamo di fronte è un sistema di potere che riguarda carriere, appalti e clientele. Che va scardinato perché chiaramente inquinante tanto della vita accademica quanto della cosa pubblica in generale». Proprio l’ex rettore Cuzzocrea era stato al centro di un’interrogazione alla Camera del Pd, nella scorsa legislatura. «Non basterà il semplice ricambio dei vertici dell’Università messinese – conclude Barbagallo – se, parallelamente, non si andrà a recidere definitivamente una modalità di che, a leggere la stampa, riguarda poco la vita accademica e molto potere e affari». A questo punto anche l’Ateneo sarà argomento che verrà discusso da Barbagallo sabato pomeriggio a piazza Duomo, dove è prevista la sua presenza nell’ambito della Festa dell’Unità provinciale di Messina.

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