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Caso Cuzzocrea all’Università di Messina: spuntano ombre anche sulle pubblicazioni. E tra i candidati torna Moschella

La direzione generale chiede tutti gli atti relativi ai progetti degli ultimi cinque anni di cui è responsabile scientifico l’ex rettore

Un’indagine interna sui rimborsi e i pagamenti relativi ai progetti di cui è responsabile scientifico il rettore dimissionario Salvatore Cuzzocrea. Nuovi aspetti che, nel frattempo, emergono a livello nazionale e che alimentano quella che proprio l’ex Magnifico ha definito «macchina del fango» messa in moto nei suoi confronti. E una comunità accademica che, di fronte a scandali sui quali pochi vogliono pronunciarsi, non vede l’ora di poter voltare pagina, a partire dalla prossima campagna elettorale, nella quale i candidati potrebbero essere più di due. Sono questi i tre binari paralleli lungo i quali si muove, in questi giorni, l’Università di Messina.

Che il caso Cuzzocrea difficilmente potrà essere esaurito in tempi rapidi lo si comprende quasi quotidianamente. Ieri, ad esempio, Il Manifesto ha rilanciato le segnalazioni pubblicate sul sito pubpeer.com, una sorta di Wikileaks per scienziati che denuncia e documenta le ricerche che evidenziano problemi di plagio o di manipolazione di dati. Sito che, nel caso specifico, ha acceso i riflettori su ben 117 pubblicazioni scientifiche firmate da Cuzzocrea, con immagini al microscopio duplicate e “riciclate”.

Scosse su scosse, per uno sciame sismico di polemiche e accuse che sembra non arrestarsi più, a partire dalla denuncia del sindacalista e senatore accademico Paolo Todaro sui rimborsi, per arrivare al caso forse più eclatante, quantomeno in termini di evidenza: i 122 mila euro spesi dall’Università in acquisti effettuati presso la Divaga srl, l’azienda di proprietà di Cuzzocrea legata ad un maneggio di Viagrande, in provincia di Catania.
Dentro l’Ateneo c’è chi sta muovendo i propri passi. Il direttore generale, Francesco Bonanno, ha avviato un’indagine interna, chiedendo ai vertici amministrativi del dipartimento Chibiofaram, quello finito nell’occhio del ciclone in queste settimane, di estrarre dagli archivi «tutti i pagamenti effettuati dal 2018 al 2023 su tutti i progetti il cui responsabile scientifico è il prof. Cuzzocrea». Un richiesta che ha indotto il segretario amministrativo del dipartimento, Santino Zagami, a inviare una comunicazione al corpo docente di Chibiofaram, preannunciando, a causa di «questo immane lavoro» richiesto dalla sede centrale, una «situazione di stasi». Significativo il finale della nota, che si conclude con l’auspicio «che le tensioni attuali si possano attenuare in breve tempo».

A proposito di certezze, non è certo che i candidati restino due. Si fanno insistenti le voci secondo cui starebbe seriamente riflettendo su una discesa in campo il prof. Giovanni Moschella, che per gran parte del mandato di Cuzzocrea ne è stato il numero due, salvo dimettersi da prorettore vicario circa un mese fa. Le cause principali? «Lo smarrimento del metodo della collegialità nell’assunzione di decisioni importanti e strategiche per il futuro dell’Ateneo, un profondo scollamento con parte della squadra di governo e soprattutto si è incrinato il rapporto di fiducia». Oggi Moschella potrebbe tornare in pista, invitato da chi oggi non avverserebbe una “terza via”, rispetto alle candidature attuali.

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