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Messina, l’estate delle emergenze: la parola alla “difesa”. Parla la presidente di Amam, Loredana Bonasera

La contaminazione da gasolio a giugno. Gli incendi a luglio e poi ad agosto. Quindi il fulmine a Torrerossa, che manda in tilt tutta la condotta del Fiumefreddo, a settembre. Non si può dire che sia stata un’estate serena, per l’Amam e quindi per l’erogazione idrica in città. Se a questo si aggiunge una rete che dire vetusta e dire poco e un sistema di approvvigionamento che, ancora oggi, da sud a nord disperde metà dell’acqua che arriva, senza contare quella che va a riempire i serbatoi disseminati tra abitazioni e condomini, il quadro è completo. E spiega, in buona parte, perché questa è stata un’estate da incubo per molti messinesi, costretti a vedere i rubinetti a secco e a riempire bidoni e bottiglie per lavarsi.

I disagi sono stati troppi e troppo prolungati, al punto da indurre alcuni consiglieri comunali, in primis quelli di Fratelli d’Italia (ma altri se ne sono aggiunti), a chiedere le dimissioni della presidente di Amam, Loredana Bonasera. La quale ieri si è sottoposta al fuoco di fila dell’Aula, insieme all’assessore Francesco Caminiti e al direttore generale Pierfrancesco Donato.

Per Libero Gioveni (Fdi) «il problema sono le menzogne politiche di queste settimane, quando si dice che l’acqua c’è, ma non è così». Il forzista Cosimo Oteri punta l’indice sui lavori «al depuratore di Mili, la gente non ha più fiducia». Giandomenico La Fauci (Ora Sicilia) parla di «pessima gestione dell’emergenza, e al di là delle emergenze, in molte zone della città l’acqua arriva per un’ora, anche mezz’ora». Un coro a cui si aggiunge con una raffica di quesiti il meloniano Dario Carbone, che solleva anche il tema dello sciopero indetto dai sindacati in Amam, anche per via di alcune promozioni “sospette”.

«Dobbiamo partire dal 2018 – l’esordio di Bonasera –, quando avevamo circa 50 milioni di euro di debiti per l’energia elettrica. Non avevamo progetti, non avevamo una visione, non avevamo nulla. Amam si è salvata, ma portando sulle spalle quel grosso debito, per cui ogni mese paghiamo una rata da 500 mila euro, fino al 2029, oltre all'energia elettrica, che oggi è triplicata. Abbiamo un piano industriale un parco progetti per 110 milioni di euro».

Progetti che la presidente di Amam elenca, partendo da quelli per i quali gli interventi sono già in corso (circa 17 milioni, fondi Masterplan): l’adeguamento del serbatoio Montesanto 1 (4,2 milioni); la mitigazione della vulnerabilità dell’acquedotto Fiumefreddo (3,1 milioni); la ricerca idrica (4,5 milioni); il revamping del depuratore di Mili (4,5 milioni).

«Tutti progetti – aggiunge – pensati per portare più acqua a Messina». E altri sono in rampa di lancio: su tutti quello da 20 milioni, finanziato con il Pnrr per 17, «che ha richiesto l'adeguamento di una tariffa che, comunque, resta la più bassa della Sicilia».

È il progetto per l’efficientamento, la razionalizzazione e la riduzione delle perdite delle reti idriche, perdite che ancora oggi si attestano sul 53%: «Entro gennaio partiranno i lavori, che saranno completati entro il 2026. Tutta la rete idrica del centro città verrà sostituita». Quindi altri sette progetti sono stati presentati, su più linee di finanziamento, per altri 54 milioni: si tratta di efficientamento dei serbatoi idrici delle zone nord e sud, della sostituzione della condotta del Fiumefreddo in contrada Bagni («un punto critico, che si rompe facilmente»), il completamento del serbatoio Montesanto, la razionalizzazione dell’impianto di Bufardo-Torrerossa, il completamento della razionalizzazione della rete nei villaggi».

Capitolo emergenze. «Abbiamo comunicato tutto con tempestività. Prendiamo il caso Torrerossa: alle 16.30 del sabato l’Enel ci comunica che un fulmine ha colpito la cabina, alle 17.30 Enel interviene, alle 18 interviene la nostra ditta e, contestualmente, facciamo il comunicato stampa. Non potevamo certo sapere che ci sarebbe voluto più tempo per la riparazione. Abbiamo attivato subito il bypass con l’Alcantara e la riparazione nell'arco delle 24 ore. Alcune zone sono state servite subito, già la mattina della domenica la zona sud. Il lunedì l’erogazione è arrivata in tutta la città, con problemi però a Torre Faro, Paradiso, Annunziata alta, villaggi collinari. È stato un episodio imprevedibile e fortuito, che si è aggiunto agli altri. L’inquinamento da gasolio, i danni degli incendi, che ancora oggi scontiamo».

In tutto ciò, ricorda Caminiti, «in Italia ricordo che è stato fatto un decreto siccità. A Messina la quantità di acqua arrivata nel 2023 è uguale a quella arrivata nel 2022. Se poi con gli incendi si sono bruciate le tubazioni, le linee di alimentazione, le cabine elettriche, non si può che parlare di eventi eccezionali».

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