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Messina, crac del settimanale Centonove: condanna anche in appello

Al processo per la bancarotta del periodico messinese 4 anni e 4 mesi a Enzo Basso. Un assolto e alcune dichiarazioni di prescrizione

Una riduzione di condanna e un’assoluzione, più alcune dichiarazioni di prescrizione. S’è chiuso così nel tardo pomeriggio di ieri il processo d’appello per il crac del settimanale messinese Centonove davanti al collegio di secondo grado presieduto dal giudice Alfredo Sicuro, nei confronti dei due imputati rimasti rispetto al quadro iniziale di indagati e accuse. Si tratta del giornalista Enzo Basso, fondatore ed editore del settimanale, e del commercialista Giuseppe Garufi, che sono stati assistiti rispettivamente dagli avvocati Andrea Calderone e Carlo Mastroeni.
Per Basso, i giudici hanno ridotto la condanna del primo grado, che è passata da 6 anni, 5 mesi e 15 giorni a 4 anni, 4 mesi e 20 giorni; questo grazie all’assoluzione parziale per alcuni casi di emissione fittizia di fatture, con la formula «perché il fatto non sussiste», mentre è stato confermato il quadro delle accuse iniziali rispetto alla bancarotta fraudolenta (“impropria”) e alla frode fiscale.
“Esce” invece completamente dal processo il commercialista Garufi, che in primo grado aveva registrato la condanna a 2 anni e 2 mesi: è stato assolto nel merito dai casi di falso che secondo l’accusa aveva commesso con Basso, con la formula «perché il fatto non sussiste», e per la vicenda della emissione delle fatture ritenute fittizie, i giudici hanno preso atto della prescrizione e l’hanno dichiarata in sentenza.

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