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Ponte sullo Stretto: "Non si farà mai... Stavolta sì...". Il dialogo immaginario tra un contrario e un favorevole

Un “divertissement”, però serio. E sono solo alcune delle ragioni di contrapposizione. Dietro queste due “maschere” ci sono tanti messinesi

Un dialogo tra due “tipi” messinesi, le maschere del “nopontista” e del “sipontista”. Un dialogo immaginario, sì, ma che in fondo rispecchia il dibattito in corso ormai da mesi in città, dopo che il Governo ha riavviato le procedure per la progettazione e costruzione del collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto.

Il Ponte non si farà mai. Sarebbe una catastrofe. È un’ossessione di Salvini, anche in vista della campagna elettorale per le Europee del 2024. Non c’è uno straccio di progetto. Sono stati sperperati centinaia di milioni di euro per la società Stretto, che ora è stata riportata in vita. Tecnicamente ed economicamente l’opera non è sostenibile.

Perché mai non si dovrebbe fare il Ponte? Con i progressi tecnologici, qualunque opera può essere realizzata. È una bugia affermare che non c’è nulla, c’è un progetto definitivo che aveva avuto quasi tutte le autorizzazioni, prima del “colpo di mano” decretato dall’ex premier Monti, e che ora sta per essere aggiornato. Il collegamento stabile è stato deciso con leggi dello Stato, prima quella del 1971 che ha istituito la società Stretto, poi quella approvata dal Parlamento nel maggio 2023.

Nessuno ha mai consultato le popolazioni interessate. Non è mai stato indetto un referendum, gli enti locali siciliani e calabresi sono stati e sono ancora completamente ignorati nelle loro istanze e richieste, opere calate così dall’alto uccidono i territori.

Il dibattito sul Ponte dura da decenni, gli enti locali nel passato si sono sempre pronunciati a favore, tranne che sotto la sindacatura di Renato Accorinti nel 2013-2018. Il progetto del Ponte, in sé, costa meno di 4 miliardi, la cifra sale proprio perché si prevede la realizzazione di una serie di opere in favore dei territori interessati. Territori che stanno morendo da decenni, non certo a causa del Ponte che non c’è, ma perché non esiste un modello di sviluppo alternativo, perché senza uno “choc” positivo, continuerà la fuga dei giovani e lo spopolamento delle città dello Stretto.

A proposito dello Stretto, non si può accettare che venga sfregiato. È un bene che appartiene all’umanità, è il luogo dei miti, di Ulisse, di Scilla e Cariddi e di Colapesce, non è di Salvini e dei leghisti.

Ma chi lo dice che un ponte sfregia un territorio? È tutto soggettivo. C’è a chi piace il paesaggio di lande deserte o colline cementificate fino all’inverosimile, e a chi invece piacciono i ponti. Come quelli realizzati in tutte le altri parti del mondo. E poi non vi capisco proprio, voi “nopontisti”, dovreste essere a favore delle opere che uniscono, e i ponti sono simboli di unione e connessione, di dialogo, di cooperazione e di pace.

Ci sono ponti e ponti. Quello sullo Stretto è un ecomostro e, in ogni caso, è assolutamente inutile dal punto di vista trasportistico.

Ma come fate a dire queste cose? È l’elemento decisivo, il tassello mancante, del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, lo vuole l’Europa, e noi stiamo ancora qui a dividerci sul piano ideologico, senza proporre nulla.

Il nostro No è un dire mille sì ad altro. Ci vogliono strade, ferrovie perché in Sicilia si è ancora fermi al binario unico, più navi, bisogna potenziare le autostrade del mare, e rendere più efficaci i collegamenti con gli aeroporti di Catania e di Reggio.

Li avete letti i dati Ue del 2022? Ma lo sapete che i mezzi più inquinanti sono proprio navi e aerei e che quello più ecologico in assoluto, ad emissioni quasi zero, è il treno? Il Ponte di Messina sarà ferroviario e stradale ed è l’unico modo per portare fino in Sicilia le vere Alta Velocità e Capacità ferroviarie. Dire ci vogliono più binari e più strade è un proclama inutile, in questo momento sono stati appaltati e sono in corso di realizzazione interventi ultramiliardari, in Sicilia e Calabria, per riqualificare l’intera rete ferroviaria e per potenziare strade e autostrade.

A parte il Ponte, sono previste decine e decine di chilometri di tunnel e gallerie, cantieri che sventreranno i nostri territori e che dureranno chissà per quanti decenni, visto la tabella di marcia seguita in tutte le opere pubbliche realizzate qui. Pensate al porto di Tremestieri, agli svincoli e al viadotto Ritiro.

L’impatto e la durata dei cantieri è una questione seria. Occorrerà vigilare. Ma la garanzia è data dalle imprese del Consorzio Eurolink. Webuild è il colosso delle costruzioni italiane, sta realizzando nei tempi previsti opere in tutto il mondo e ha costruito, in tempo record, il nuovo Ponte di Genova dopo il crollo del “Morandi”.

Non si potrà evitare il rischio di infiltrazioni criminali. Don Ciotti, e altri prima di lui, hanno ragione quando denunciano che il Ponte alla fine sarà un “affare” per ‘ndrangheta e mafie, e unirà, oltre a due coste, anche due cosche...

Queste frasi non si possono neppure sentire. È dimostrato sul piano giudiziario che le mafie fanno affari sulle piccole opere, sui piccoli cantieri, sulle forniture, lì dove gli affari si svolgono nell’ombra e non con i riflettori accesi. Ogni opera pubblica è a rischio di infiltrazioni, se lo Stato, e tutti i suoi organi, alla fine non fanno il loro dovere.

Ma è un modello sorpassato quello delle megaopere. Bisogna costruire sistemi alternativi di sviluppo veramente sostenibile, non è possibile sprecare così decine di miliardi, quando in gran parte della Sicilia l’acqua continua a essere razionata, ponti e viadotti sono in condizioni pietose e il rischio idrogeologico è altissimo.

Perché non guardate cosa avviene altrove? Da un anno in Turchia è stato realizzato quello che per ora è il Ponte più lungo al mondo, il “Canakkale”, il collegamento sui Dardanelli. Lo sapete che in soli 12 mesi, oltre a ridurre a soli 5 minuti il transito, rispetto ai 45 minuti occorrenti per il trasporto marittimo, quella regione della Turchia ha avuto una crescita economica esponenziale? Lo sapete che il turismo è aumentato del 50%? E guardate quello che è avvenuto in Scandinavia, dopo la realizzazione del collegamento stabile tra Malmoe e Copenaghen. Il Ponte sarà un’occasione formidabile di sviluppo per l’intera area dello Stretto.

Gli studi economici, in tal senso, sono assolutamente contraddittori. Parlate di uno sviluppo inesistente. Vengono millantati centomila posti di lavoro, quando si sa benissimo che saranno poche migliaia, tutti lavoratori specializzati che probabilmente verranno da fuori. Messina avrà solo i disagi della cantierizzazione. E poi non ci sono certezze né sul fatto che possa reggere ai terremoti né riguardo ai venti, visto che si prevede che il Ponte possa essere chiuso per lunghi periodi.

Altre leggende metropolitane, favole che vengono date per vere. Il progetto è stato testato per anni e anni nelle migliori Gallerie del Vento del mondo, e il Ponte è in grado di reggere ai venti più forti. Lo stesso vale per l’aspetto sismico, sarà l’opera più sicura, lo assicurano i migliori ingegneri ed esperti sismici a livello internazionale. I posti di lavoro saranno decine di migliaia nel corso degli anni, c’è poi un indotto che avrà una spinta incredibile, difficilmente quantificabile. Sta a noi attrezzarci in vista di questa svolta storica, formare i lavoratori, coinvolgere le Università e le scuole.

Intanto, però, non si risolvono i veri problemi di Messina e della Sicilia.

Se vogliamo dare la colpa al Ponte anche per i tombini rotti, o le cartacce sulla strada, diamola pure. Non c’è mai stata un’avversione così forte rispetto ad altre opere pubbliche miliardarie, guarda caso realizzate tutte al Centro-Nord.

Va be, chiudiamola qui. Tanto, avvertite Salvini, il Ponte non si farà mai.

E sì chiudiamola qui. Ci vediamo nell’estate del 2024...

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