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Messina, a Galati un tratto rimane in pericolo

Il tratto dei pennelli danneggiati a febbraio. Caminiti: «Da noi collocati massi per 300mila euro. Ne servono altri 800.000»

Galati rimane ancora il fronte del maggior rischio legato all’erosione costiera in città, alla luce dei duri colpi di recente inferti dalle mareggiate, soprattutto nel febbraio scorso. Quei danni anche devastanti ad alcune abitazioni che si sono registrati in un tratto specifico del litorale galatese, che viene più o meno flagellato da quasi 15 anni.
Una premessa s’impone, per onore di verità. Il caso di cui riferiamo appare come il punto dolente, come la zona particolarmente fragile, all’interno di uno scacchiere generale sul quale non sono mancati gli interventi emergenziali: sia varie barriere radenti di terra che un primo appalto di protezione in mare tramite il posizionamento di 8 pennelli trasversali alla riva. Di quanto oggi è in fase d’aggiudicazione o progettato o finanziato per il prossimo futuro, sia verso Santa Margherita in direzione nord, che verso Mili Moleti in direzione sud, diremo appena dopo. Subito, però, va focalizzato il fronte del pericolo, già chiaro ed evidente a seguito delle mareggiate del 9 e 10 febbraio e più volte segnalato dal comitato civico di Galati., Una ferita ancora aperta, che rischia di riaprirsi dolorosamente. Si tratta, in particolare, dell’asse costiero che s’estende da nord a sud, a partire dall’arenile perfettamente ampliatosi con i precedenti lavori in cui ricade il lido “La baya del sol” fino alla foce del torrente Galati, in corrispondenza – conferma l’assessore comunale alle Politiche del mare, Francesco Caminiti – dei pennelli 1, 2 e 3, collocati alcuni anni fa insieme ad altri cinque che invec». Sono questi i tre pennelli danneggiati per i quali è necessaria una manutenzione straordinaria a carattere d’urgenza: qui infatti la grande spiaggia – rialimentata invece a nord dagli altri 5 pennelli – si riduce e si strozza in maniera considerevole e le mareggiate del prossimo autunno potrebbero colpire in modo distruttivo. Al Comune bisogna dare atto di avere speso, dopo febbraio – ricorda ancora Caminiti – «ben 300.000 euro con fondi propri per posizionare a terra una barriera di massi» ma la storia di Galati insegna purtroppo che le barriere radenti possono venire scalzate e perfino travolte dalle mareggiate di carattere eccezionale. Ma quanto serve – arriviamo al punto chiave – per mettere in piena sicurezza quest’area fragile dove alcune case sono state già colpite ed alcune pareti ricostruite a spese dei privati? È ancora Caminiti a rispondere: «In verità non 1,7 milioni come si dice, perché questa somma era complessiva e riguardava anche i pennelli che hanno retto, ma circa 800-900 mila euro». In atto, però, e questo è il grosso problema proprio questi preziosi fondi, a differenza di altri, non esistono. Ci sono invero altre somme, ne parliamo subito dopo, ma vincolate ad altri obiettivi.

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