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Messina, ecco come nasce la “regione dello Stretto”

Gli interventi normativi e le opere infrastrutturali programmate dal Governo nel contesto degli scenari euromediterranei

La premier Giorgia Meloni ha dato il via ufficiale alla Zes unica del Sud. Cosa cambierà per Messina e l’Area dello Stretto? Molto, anzi moltissimo, se poi si pensa si inquadra questa decisione all’interno dello scenario che prevede la realizzazione del collegamento stabile tra l’Isola e il Continente. È proprio l’Area dello Stretto che, tra Zes unica e Ponte, potrà avere i benefici più grandi dagli investimenti che verranno messi in moto nei prossimi anni. Di fatto, sta nascendo quella che è stata definita nel passato la “mini-Regione dello Stretto”, cioè un’Area sospesa tra due Regioni già esistenti (Sicilia e Calabria) ma con le proprie assolute specificità, anche dal punto di vista normativo. Facciamo il punto su questo aspetto, di fondamentale importanza per gli sviluppi futuri, legati ovviamente anche all’attuazione di una legge dello Stato, che è quella approvata nel maggio scorso dal Parlamento con la quale si sancisce la necessità e l’urgenza di realizzare il collegamento stabile.
Finora esiste un provvedimento normativo, che è quello del maggio 2019, cioè l’Accordo tra Regioni per l’istituzione dell’Area integrata dello Stretto. Lo firmano i vertici delle Giunte siciliana e calabrese, insieme con le Città metropolitane di Messina e di Reggio Calabria e con i rappresentanti della Conferenza permanente interregionale per il coordinamento delle politiche nell’Area dello Stretto. Ma veniamo adesso all’impatto che potrebbe avere la Zes unica in questo nuovo scenario dell’Area dello Stretto, integrata anche dalla prospettiva del collegamento stabile. Ricordiamo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha destina – ma è solo il primo “budget” – 630 milioni di euro, da dividere tra le 8 aree individuate come Zes (Messina rientra nella Zona economica speciale della Sicilia Orientale), per investimenti infrastrutturali «volti ad assicurare un adeguato sviluppo dei collegamenti delle aree Zes con la Rete nazionale dei trasporti, in particolare con le Reti trans-europee (Ten-T) per rendere efficace l’attuazione delle stesse Zes». E, dunque, si può già capire l’importanza di un’opera come il Ponte che, facendo parte integrante delle Reti Ten-T, è considerato dall’Europa “l’anello mancante”, il tassello per completare il Corridoio Scandinavo-Mediterraneo. Tutto è destinato a intrecciarsi e a integrarsi. A quelle risorse si aggiungono ulteriori fondi, pari a 1,2 miliardi di euro, che il Pnrr ha riservato a interventi sui principali porti del Mezzogiorno, oltre ai 250 milioni di euro sul Fondo per lo Sviluppo e la Coesione destinati ad appositi Contratti di sviluppo finalizzati a semplificare e ridurre i tempi degli interventi. «Un Piano di 2 miliardi di euro – quello delineato dal Governo italiano –, destinato al miglioramento del trasporto delle merci e delle mobilità delle persone, all’aumento della connessione verso le principali reti europee e alla modernizzazione delle infrastrutture che rappresenta un fattore abilitante per lo sviluppo dell’ecosistema delle Zes».

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