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Patti, lo schianto che ha causato la morte di Michele Arduca: ascoltati gli amici che hanno assistito alla tragedia

Velocità sostenuta? Sede stradale dissestata? Guardrail non a norma? Un malore?
Sono tanti gli interrogativi che aleggiano sulla morte di Michele Arduca, il centauro che nella tarda mattinata di domenica scorsa ha perso la vita lungo la strada a scorrimento veloce che collega i caselli autostradali di Patti al centro cittadino mentre viaggiava in sella ad una Ducati Panigale.
A cercare di far luce sulla dinamica dell’incidente mortale sarà il pubblico ministero Alessandro Lia, del Tribunale di Patti, titolare del fascicolo.
L’autorità giudiziaria si avvarrà della perizia di un tecnico specializzato e dell’ausilio della Polizia Stradale di S. Agata Militello, i cui uomini hanno effettuato i primi accertamenti sul luogo del sinistro e a cui spetterà redigere una relazione dettagliata.
La motocicletta in sella alla quale viaggiava il quarantenne, originario di Marsala ma residente a Reggio Calabria, è stata posta sotto sequestro, mentre la salma dell’uomo si trova ancora all’obitorio dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti in attesa di essere sottoposta ad autopsia. Nel frattempo sono stati sentiti, in qualità di testimoni oculari, i centauri che domenica scorsa viaggiavano con lui lungo la strada a scorrimento veloce. Il fatale schianto è avvenuto proprio all’altezza del curvone situato a poche decine di metri dall’intersezione con la via Doria, nei pressi di contrada Catapanello, a monte della frazione balneare di Patti Marina.
Arduca avrebbe perso il controllo del potente mezzo a due ruote in piena curva, impattando violentemente contro il guardrail e finendo oltre l'area spartitraffico. Vana la corsa verso il Pronto soccorso dell'ospedale “Barone Romeo” di Patti, dove il centauro sarebbe giunto già privo di vita.
Si tratterebbe, dunque, di un incidente autonomo, come già appurato del resto, dagli agenti della Stradale intervenuti sul posto.

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