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Capo d’Orlando, la condanna di Enzo Sindoni: il suo avvocato affila le armi

Capo d’Orlando, la sentenza del tribunale di Patti. Occhiuto: «Mille contraddizioni, sono deluso»

Il tribunale di Patti

Una battaglia giudiziaria aperta in cui è decisa a far valere le proprie ragioni fino in fondo nei successivi gradi di giudizio, la difesa dell’ex sindaco di Capo d’Orlando Enzo Sindoni e degli altri sei, condannati dal Tribunale di Patti. Le ipotesi contestate e valutate in primo grado sono n di associazione a delinquere finalizzata alla truffa per l’ottenimento di contributi agricoli nelle campagne annuali agrumicole; fatturazioni per operazioni inesistenti, con indicazione di elementi passivi fittizi, utilizzate secondo l’accusa per evadere le imposte. «Dopo anni di indagini con mille contraddizioni e numerosi interventi da parte di altre Curie, tra cui Corte dei Conti, Tribunale civile, Tribunale fallimentare e varie Commissioni tributarie, il collegio penale di Patti ha dato ragione alla tesi della Guardia di Finanza, fatta propria dall’accusa, anzi ha elevato le pene chieste dal Pubblico ministero», commenta l’avvocato Carmelo Occhiuto che rappresenta Sindoni ed altri cinque, mentre un altro imputato è difeso dall’avvocato Maria Americanelli.
L’inchiesta alla base del procedimento conclusosi in primo grado (come riferito ieri, ndc) con la pena più alta a 7 anni e 4 mesi per Sindoni, riguarda il filone “Agrumi d’Oro”, condotto dal 2016 dalle Fiamme Gialle del nucleo di Polizia tributaria di Messina, su fatti dal 2011 al 2017 parte dei quali prescritti, per cui negli anni erano intervenuti anche alcuni sequestri.

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La nota della Ges Anm

"La GES ANM, sezione di Messina - si legge in una nota firmata dai I componenti della Giunta Esecutiva Sezionale presso il Distretto di Corte d’Appello di Messina -  contesta fermamente i gravissimi attacchi gratuitamente formulati nei confronti della magistratura pattese da parte dell’avvocato Carmelo Occhiuto, difensore di Enzo Sindoni e degli altri imputati del processo su presunte truffe ai danni dell’AGEA per l’ottenimento di contributi comunitari, il quale si è fatto lecito dichiarare pubblicamente agli organi di stampa che 'il tribunale di Patti … non è più quell’organo giudiziario dove la difesa si confrontava con l’accusa ed il giudice era terzo al di sopra delle parti con motivazioni che venivano condivise ed apprezzate', arrivando persino ad affermare che 'oggi non è più così, purtroppo'.
Nel prendere le distanze da tali inaccettabili insinuazioni, si esprime piena solidarietà e vicinanza ai colleghi vittime di queste ingiuste aggressioni, i quali quotidianamente
esercitano con rigore, serenità e indipendenza le proprie delicate funzioni, in nome del popolo italiano".

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