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Un rombo di motori squarcia il silenzio, la comunità di Patti dice addio all'architetto Giovanni Cipriano

E' stato un uomo buono e disponibile, un professionista serio e stimato, un marito presente e un padre amorevole, benvoluto dall’intera comunità pattese

All’uscita del feretro dalla chiesa Santa Febronia di Case Nuove Russo il rombo delle motociclette ha squarciato il silenzio intorno a via Meazza. Tanti i motociclisti accorsi per porgere l’ultimo saluto a Giovanni Cipriano, biker “vecchia scuola”, per il quale andare in moto era uno stile di vita.

Del resto, l’architetto (è così che tutti lo chiamavano) lo si vedeva in sella alla sua Yamaha sia d’estate che d’inverno, col sole o con la pioggia, con quella folta chioma bianca che svolazzava dal casco, sempre in testa, sempre allacciato. Perché la sicurezza e la prudenza in strada venivano prima di tutto.

Stavolta, però, non è bastato. Lo schianto con una Lancia Ypsilon lungo la statale 113, in zona Canapè, a poche decine di metri dall’ingresso del centro abitato di Patti, gli è stato fatale. Ad accertare eventuali responsabilità ci penseranno i magistrati inquirenti; ieri il momento del dolore: passaggio obbligato per metabolizzare la perdita di una persona tanto cara, stimata e benvoluta dall’intera comunità pattese.

Il profilo del 67enne, è stato tratteggiato durante l’omelia da don Carmelo Paparone, parroco di Case Nuove Russo, è quello di un uomo buono e disponibile, di un professionista serio e stimato, di un marito presente e di un padre amorevole.

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