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I green pass falsi a Messina, in quattro a giudizio e un patteggiamento

Celebrata l’udienza preliminare dal gup Torre. La vicenda che inguaiò l’ex medico Cocivera e i titolari di uno studio diagnostico

Il Tribunale di Messina

Rispetto al quadro iniziale la vicenda s’è sgonfiata parecchio, stando alle risultanze dell’udienza preliminare celebrata ieri. La ormai arcinota sentenza “Cavallo” delle sezioni unite della Cassazione sulla utilizzabilità delle intercettazioni rispetto alal gravità del reato, stando a quanto ha spiegato in aula il pm Roberta La Speme in questi mesi ha falcidiato indagati e capi d’imputazione.
È l’inchiesta sui falsi green pass, che nel gennaio del 2023 fece finire nei guai il medico, in atto radiato dalla professione, ed ex consigliere comunale Giovanni Cocivera più i responsabili di un laboratorio d’analisi, quindi una lunga sfilza di clienti che avevano usufruito secondo l’accusa dei falsi certificati medici.
Ieri questa storia è finita davanti al gup Francesco Torre per la definizione dell’udienza preliminare con otto imputati rispetto ai quasi 40 indagati iniziali: Cocivera, Giuseppe Cozzo, Francesca Arena e Antonino Spinella, legati allo studio diagnostico “Santa Lucia s.n.c.”, che rispondono anche di associazione a delinquere, e poi i clienti Silvana Sapuppo, Maria Procacciante, Rosario Guastella, Maurizio Currò e Melania Cucinotta, accusati di concorso in falso del pubblico ufficiale.
Sono stati assistiti dagli avvocati Nicola Giacobbe, Filippo Di Blasi, Salvatore Papa, Piera Russo, Alessandro Mirabile, Angelo Colosi, Cesare Corrieri, Roberta Mauro, Massimo Mazzullo e Tommaso Autru Ryolo.
Rispetto alle tipologie di giudizio prescelte dagli imputati l’udienza preliminare si è praticamente “divisa” in quattro. In quattro sono stati rinviati a giudizio con il rito ordinario, l’inizio del processo davanti al tribunale collegiale è stato fissato per il prossimo 18 ottobre, e si tratta di Cocivera, Cozzo, Spinella e Guastella. Arena ha patteggiato la pena di un anno e 8 mesi. Sapuppo e Procacciante sono state condanne in abbreviato a 4 mesi. Infine Currò e Cucinotta hanno chiesto di accedere all’istituto della “messa alla prova”.

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