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Appalti al Papardo, le pressioni continue dell'on. Catalfamo su Paino e Munafò

La politica “malata” che s’infiltra nella sanità pubblica per un consolidato modus operandi. Faccendieri di vecchia data che partecipano all’eterno circo delle mediazioni e degli incontri. Tre storie singole tra assunzioni pilotate e incarichi legali da assegnare, mescolate con una frenetica ricerca del consenso elettorale e dei cambi di casacca.
Al centro l’onorevole 42enne milazzese, ma barcellonese d’adozione, Antonio Catalfamo, che nasce in Fratelli d’Italia, poi diventa il plenipotenziario della Lega in Sicilia da capogruppo all’Ars, quindi la giravolta e transita armi e bagagli in Forza Italia, dove attendeva ancora un posto al sole.
C’è tutto questo, ma probabilmente non è ancora tutto “visibile”, nell’inchiesta gestita dalla Procura di Messina che ha inciso sulle pressioni esercitate dall’ex parlamentare regionale sui vertici amministrativi del Papardo, il dg Mario Paino e il da Salvatore Munafò, siamo nei primi mesi del 2022, attraverso la sua «longa manus», la dirigente medica dell’ospedale Francesca Paratore. E l’ordinanza siglata dal gip Tiziana Leanza si richiesta del procuratore facente funzioni Rosa Raffa e del sostituto Marco Accolla che ha mandato entrambi ai domiciliari, ripercorre passo passo le tre vicende tra telefonate di minacce, abboccamenti, incontri ai caselli autostradali di Milazzo e Barcellona, “parlate” tra i mediatori. Uno spaccato inquietante. Che non cambia mai.
Il primo caso trattato dal gip, il più emblematico, è quello del consigliere del 5° Quartiere di Messina Giovanni Bucalo (non è indagato, n.d.r.), eletto con Forza Italia, che Catalfamo voleva assolutamente piazzare come dipendente nell’impresa di pulizia che aveva vinto l’appalto dell’ospedale Papardo, la “Pulitori e Affini Spa”, che voleva così far transitare nel suo partito di quel periodo, la Lega, passaggio poi realmente formalizzato.
Catalfamo e Paratore in quel periodo iniziarono con una campagna di pressioni notevoli su Paino e Munafò, che sono stati entrambi sentiti a lungo dalla Guardia di Finanza nel corso delle indagini come “persone informate dei fatti”.

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