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Messina, il polo della biblioteca “Stefano D’Arrigo” collocato all’interno dell’hub di Comunità di Maregrosso

Nel corso di un evento molto partecipato è stato inaugurato ieri il polo della biblioteca “Stefano D’Arrigo” collocato all’interno dell’hub di Comunità di Maregrosso, che si trova nel rione Cannamele, nella zona della ex baraccopoli. La “Stefano D’Arrigo”, in corso di realizzazione dalla Fondazione Horcynus Orca, di recente riconosciuta Istituto Culturale con il sostegno del Ministero della Cultura–Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali, è una biblioteca a più poli e conta già circa 16.000 volumi.

Fulcro di eventi culturali, artistici e sociali, aperta ai territori, caratterizzata da una forte aderenza alle specificità e ai temi dei luoghi in cui si colloca, è diffusa in tre polarità spaziali: il Parco Horcynus Orca a Capo Peloro, il nodo principale in cui si trovano testi e documenti (in particolare su cultura e ambiente), il Parco dei Saperi a Mirabella Imbaccari (area storico-politica e giuridica) e proprio la biblioteca sociale nell’hub di Comunità di Maregrosso, realizzata in collaborazione con la Fondazione MeSSInA (oltre 1900 volumi, soprattutto di tipo economico, sociale e pedagogico), che è stata al centro dell’inaugurazione di ieri: un pomeriggio costruito attorno a due momenti orientati a restituire il senso del lavoro che il Distretto Sociale Evoluto sviluppato dalla Fondazione MeSSInA ha messo in campo nel tempo per la riqualificazione di quell’area, non solo con il Programma Capacity.

Il primo ha riguardato la presentazione del libro Disuguaglianze e conflitto un anno dopo del coordinatore del Forum Diseguaglianze Diversità Fabrizio Barca in dialogo con Fulvio Lorefice (Donzelli Editore). «Abbiamo scelto di far coincidere l’inaugurazione di questo polo della biblioteca “Stefano D’Arrigo” con la presentazione dell’ultimo lavoro di Fabrizio Barca proprio perché esiste un’evidente connessione tra le tematiche che il libro affronta e ciò che è avvenuto qui – ha esordito Gaetano Giunta, Fondatore della Fondazione MeSSInA – L’Hub di Comunità di Maregrosso sorge infatti in una porzione dell’area “liberata” da una baraccopoli risalente al terremoto del 1908. Il processo di risanamento ha portato 650 persone a vivere in una casa scelta e, in alcuni casi, di proprietà».

Sono intervenuti in apertura anche Giuseppe Giordano, Presidente della Fondazione Horcynus Orca, e Francesco Barbalace, Presidente dell’Associazione Nicola Capria con cui la Fondazione Horcynus Orca e la Fondazione MeSSInA hanno predisposto un protocollo d’intesa per la cogestione del polo del Giardino Cannamele e lo sviluppo di attività di animazione sociale e culturale. È proprio l’Associazione Nicola Capria ad aver donato la stragrande maggioranza dei volumi. «Abbiamo ritenuto fosse nostro dovere rimettere in circolo questo enorme patrimonio e restituirlo alla fruibilità generale dei cittadini» ha commentato Barbalace.

Una transizione giusta deve contemplare gli aspetti sociali

La presentazione del volume di Barca si è svolta in simultanea in 5 città diverse – oltre a Messina, Ferrara, Genova, Napoli, Roma – ciascuna chiamata a confrontarsi su uno specifico punto poi condiviso in un collegamento in plenaria. Messina ha analizzato il ruolo giocato dall’UE nelle diverse crisi che stiamo affrontando, a partire dal nodo della transizione ecologica. Ma, come sottolinea l’ex ministro della coesione territoriale nel libro, per realizzare una transizione giusta che non lasci indietro nessuno deve necessariamente entrare in gioco anche l’aspetto sociale. Elemento che si è perso a livello operativo, con la conseguenza che i territori periferici, bisognosi più di altri, hanno maggiori difficoltà ad accedere ai fondi. Chiamati a riflettere su questo Luigi Martignetti, Segretario Generale di REVES, Alberto Cottica, membro del collettivo Edgeryders e Daniel Sorrosal, Segretario Generale di FEBEA, la Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative.

Giacomo Pinaffo, Segretario Generale della Fondazione MeSSInA ha ricordato l’impegno della stessa nel processo di riqualificazione di due borghi – Roccavaldina e Novara di Sicilia – a supporto delle amministrazioni locali, fornendo loro competenze ed esperienze necessarie per partecipare ai bandi e accedere così a quei fondi stanziati proprio per loro. A riprova del fatto che la collaborazione tra gli attori dell’economia sociale e le autorità locali rappresenta un’alleanza fondamentale per valorizzare il ruolo dei territori in processi di progettazione partecipativi che altrimenti si fermerebbero a livello centrale.

Ascoltare i luoghi

Il secondo momento ha visto invece al centro l’orto sonoro che l’artista basco Alex Mendizabal ha realizzato nel Giardino Cannamele, che è parte dell’Hub – installazione ispirata proprio alla dimensione dell’ascolto dei territori (voci, bisogni, desideri dei luoghi abitati) – “seminato” con le ceramiche d’arte che l’artista Francesca Borgia ha ideato e prodotto nel corso di laboratori ad hoc svolti con le mamme del centro socio-educativo “Il Melograno”a Maregrosso. «Si deve curare l’ascolto, che è diverso a seconda dello spazio in cui ci si trova» ha evidenziato Mendizabal. «Attraverso l’arte e la bellezza si possono modificare le nostre percezioni di ciò che c’è intorno – ha sottolineato Francesca Borgia – L’idea di poter realizzare con la ceramica altri dispositivi sonori che vanno ad arricchire l’installazione di Mendizabal è stata molto importante anche grazie alla partecipazione delle mamme del territorio al processo creativo. Una cosa che rafforza il senso di comunità e tessitura del territorio e che fa si che scaturisca un’affezione per il luogo. Seminare arte in questo modo è significativo di una comunità che si rafforza e che custodisce il luogo, lo ama e lo preserva».

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