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Messina, il “giallo” degli accordi con i creditori

È uno dei punti sollevati dalla Corte dei Conti nella relazione sul Piano di riequilibrio che mette il Comune di fronte all’ennesimo aut aut. Il magistrato sottolinea: nel Piano si fa riferimento a 12.500 poste, ma il numero delle intese trasmesse è molto più basso. I dubbi sui debiti fuori bilancio e sull’attendibilità delle entrate

Ci risiamo. Come la pedina di un interminabile gioco dell’oca, in cui si torna sempre alla casella di partenza, il Comune di Messina torna sull’orlo del baratro del dissesto finanziario, sospeso tra un sì e un no al piano di riequilibrio, appeso a un giudizio dal quale dipende il futuro dell’ente e, giocoforza, di molti aspetti della quotidianità legati allo stato di salute di Palazzo Zanca. Le oltre cento pagine di relazione del magistrato della Corte dei Conti, Massimo Giuseppe Urso, non lasciano dormire sonni tranquilli, nonostante il cauto ottimismo mostrato dal sindaco Federico Basile. L’elenco delle criticità evidenziate dalla Corte è molto lungo, secondo alcuni osservatori troppo, e altrettanto lungo, dunque, è l’elenco di risposte convincenti che il Comune dovrà essere capace di dare entro il 7 luglio, in vista del “giudizio finale” del 18 luglio.
Prendiamo due aspetti chiave: i debiti fuori bilancio e le entrate. «Non è identificabile con certezza – si legge nella relazione – la consistenza dei debiti fuori bilancio da ripianare tramite la procedura di riequilibrio finanziario». Ma non solo: «Sussistono perplessità sull’attendibilità degli accordi di ripiano sottoscritti con i creditori espressi nel piano», a causa di «incoerenze che non consentono di verificare in maniera inequivocabile le relazioni tra importo complessivo da ripianare, programma di ripiano ed evoluzione dei connessi adempimenti».

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