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Barcellona, cadavere "spostato" nel cantiere: i retroscena dell'omicidio Rizzotti

È Salvatore Micale che parla, il 48 enne inteso “Calcaterra”, ex netturbino ed ex dipendente della coop “Libertà e lavoro”, poi reinventatosi come commerciante di animali domestici che da qualche mese è diventato un collaboratore di giustizia

"Intorno al 1992 a Barcellona successe un fatto anomalo che non fu riportato dalla cronaca. Un costruttore che stava eseguendo dei lavori, di cui non ricordo il nome, trovò un cadavere in zona Santa Venera, ma non disse nulla alla autorità per evitare che venissero interrotti i lavori".
È Salvatore Micale che parla, il 48 enne inteso “Calcaterra”, ex netturbino ed ex dipendente della coop “Libertà e lavoro”, poi reinventatosi come commerciante di animali domestici che da qualche mese è diventato un collaboratore di giustizia. È lo fa nel primo verbale pubblico della sua collaborazione con la giustizia, che è già depositato agli atti del procedimento per l’omicidio del camionista di Barcellona Domenico Rizzotti, un caso di “lupara bianca” di ben 33 anni addietro che l’anno scorso è stato riaperto dalla Dda di Messina dopo le indagini dei carabinieri del Ros. Nei prossimi giorni è previsa infatti la celebrazione dell’udienza preliminare per i due indagati della nuova inchiesta accusati di omicidio, ovvero il 52enne Domenico Abbate e il 53enne Renzo Messina, che hanno optato per il rito abbreviato. Sul piano cautelare però nel marzo scorso i giudici del Riesame su rinvio della Cassazione hanno confermato la detenzione in carcere per Messina ed hanno invece annullato l’ordinanza di custodia per Abbate, che per questa decisione è stato rimesso in libertà.

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