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Messina, Piano di riequlibrio all'epilogo: sono tre le ipotesi in campo

Le tre ipotesi: sì al Piano dopo il contraddittorio; no e dissesto; dissesto guidato

Il richiamo della Corte dei Conti

«Permangono rilevanti criticità». È la frase sulla quale Palazzo Zanca si sta interrogando, per capire cosa ci si dovrà aspettare dal “contraddittorio finale”, preannunziato dalla Corte dei Conti. E come sempre, quando arrivano notizie riguardanti il Piano di riequilibrio economico-finanziario, il cui iter va avanti ormai da oltre un decennio, si ha l’impressione che si fronteggino due schieramenti, i “tifosi” del dissesto (che, pur di dimostrare che “avevano ragione loro” e che l’attuale Amministrazione aveva torto, quasi quasi auspicano il “default”) e quelli che sostengono, invece, che “tutto va bene”. In realtà, non c’è un Comune italiano del Sud, tranne rarissime eccezioni di piccoli centri “isole felici”, che non abbia, tra le pieghe dei suoi bilanci «rilevanti criticità». Bisogna vedere se sono così rilevanti da “far saltare il banco” oppure no. E se è vero che, come si va ripetendo, il dissesto è un fatto tecnico, le implicazioni politiche ci sono, e sono altrettanto rilevanti.
In attesa, dunque, che il sindaco di Messina si presenti al “contraddittorio finale” davanti alla Corte dei Conti di Palermo, si possono ipotizzare alcuni scenari. In ballo, e questo lo sanno un po’ tutti, c’è l’approvazione o meno del Piano di riequilibrio pluriennale, strumento previsto per i Comuni in stato di pre-dissesto. Messina è in queste condizioni da parecchi anni ormai e il Piano servirebbe proprio per uscire dal tunnel e per evitare il “fallimento”. Le tre ipotesi: sì al Piano dopo il contraddittorio; no e dissesto; dissesto guidato.

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