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Messina, lo scempio ambientale a Gravitelli

Il gup Pastore ha depositato le motivazioni della sentenza per i dieci giudizi abbreviati dell’operazione “Montagna”

Tonnellate di rifiuti. Discarica abusiva. Inquinamento ambientale. Apparato associativo organizzato. E poi un minimo denominatore comune: «il materiale di risulta, piuttosto che essere riutilizzato per attività di riempimento, era stato invece conferito da mezzi e personale del Mancuso nella discarica abusiva di Gravitelli». Ed ancora: «si accertava quindi che era stato svolto in maniera continuata e reiterata il trasporto e lo smaltimento illecito di rifiuti provenienti da attività di scavo».
Sono tante le parole-chiave contenute nelle motivazioni molto interessanti della sentenza, che in questi giorni ha depositato il presidente dell’Ufficio gip/gup Ornella Pastore, e che riguardano le prime condanne nel nostro distretto giudiziario relative ad un procedimento per inquinamento ambientale decise a febbraio.
È l’indagine “Montagna” gestita dal sostituto della Dda Rosanna Casabona e dalla Guardia di Finanza, che ha monitorato la maxi discarica abusiva di contrada S. Corrado a Gravitelli gestita dal gruppo Mancuso, ed ha accertato una cosa ben precisa: per anni, praticamente tutti i principali costruttori di Messina, si sono rivolti a loro per smaltire i loro rifiuti speciali dei cantieri. In concreto tonnellate di materiale che hanno distrutto una intera collina, con il pericolo concreto di collassare sull’abitato alle prime forti piogge. Insomma uno scempio ambientale di proporzioni gigantesche. Vediamo alcuni passaggi in cui il gup Pastore spiega con alcuni ragionamenti quanto ha deciso nel febbraio scorso a conclusione dell’udienza preliminare, infliggendo tra l’altro dieci condanne.

L’ingente quantitativo

Nessun dubbio sussiste - scrive il gup -, in merito al presupposto dell’ingente quantitativo, perché di esso vi è prova, tratta dalla visione del sistema di videosorveglianza, dalla capacità di carico dei mezzi impiegati e dal numero dei trasporti effettuati, con riferimento a ciascuna delle svariate operazioni di gestione abusiva poste in essere dagli imputati, tutte riferite a diverse tonnellate di rifiuti. Come si vedrà meglio di seguito gli elementi in atti consentono inoltre di potere ritenere sussistente un apparato associativo organizzato, promosso e diretto proprio da Mancuso Daniele, nell’ambito del quale ciascuno con un proprio ruolo, aderendo in modo consapevole al programma delittuoso preso di mira, contribuiva alla realizzazione di una serie indeterminata di delitti in materia ambientale nella consapevolezza da parte dei singoli associati di far parte di un organismo durevole e di essere disponibili ad operare nel tempo per l'attuazione del programma criminoso comune.

L’inquinamento ambientale

Deve inoltre ritenersi sussistente - prosegue il gup -, il reato di inquinamento ambientale atteso che dall’attività di scarico di rifiuti speciali consistenti in materiale di risulta provenienti da svariati cantieri è derivata una compromissione significativa e misurabile di una porzione estesa di suolo.

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