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L’Ance: con il Ponte sullo Stretto cresce tutto il Sud

La posizione dell’Associazione nazionale costruttori emersa durante le audizioni davanti alle Commissioni riunite della Camera. Pizzarotti: «Ma deve far parte di un complessivo sistema infrastrutturale, così la sua utilità sarà massima». Il Governo però è chiamato a sciogliere i nodi del “caro materiali”

Immagine tratta da “Sicilia in Progress”

«L’utilità del Ponte sullo Stretto di Messina sarà massima se verrà effettivamente accompagnato dagli interventi di efficientamento delle reti trasportistiche di tutto il Mezzogiorno, che sono ancora molto lontane dagli standard minimi presenti in altre regioni italiane, e dagli interventi diffusi sul territorio, che possano rendere veramente competitive quell’area del Paese». A sintetizzare la posizione dell’Associazione costruttori, sia nazionale sia regionale e messinese, è stato il vicepresidente Michele Pizzarotti, nel corso della recente audizione davanti alle Commissioni riunite Trasporti e Ambiente della Camera dei deputati. Una posizione, quella dell’Ance, che ha trovato diversi consensi, anche tra le forze politiche e sociali, come è stato ribadito durante i lavori dell’esecutivo provinciale della Cisl Messina.
«È importante garantire risorse adeguate a recuperare il gap infrastrutturale del Mezzogiorno, attraverso il finanziamento delle opere prioritarie e di quelle ordinarie di cui, in Sicilia e Calabria in particolare, vi è assoluta e urgente necessità», ha detto Pizzarotti. L’impegno finanziario inevitabilmente sarà «molto consistente» e «dovrà trovare adeguata copertura nella prossima Legge di Bilancio». D’altra parte, l’investimento complessivo supera la soglia di cui si è detto e scritto (i 14 miliardi di euro), proprio perché il collegamento stabile verrebbe inserito all’interno di un Sistema di trasporti e infrastrutture mai realizzato finora, al Sud e, in particolare, nell’area dello Stretto. È di questo che si deve tenere conto, perché il Ponte in sé costa molto di meno, a far salire i costi sono i collegamenti e le altre opere, di cui si spera che, dopo i disagi duranti gli anni di realizzazione, i nostri territori possano fruirne i grandi effetti benefici, primo fra tutto la fine della condizione di “insularità” di una regione abitata da 5 milioni di persone, l’unica grande Isola del Continente non collegata stabilmente con il resto dell’Europa. E va sottolineato un altro aspetto evidenziato dall’Ance: «Le competenze dell’industria italiana sono garanzia sufficiente per realizzare l’opera secondo la massima sostenibilità ed i più elevati standard tecnici ed ambientali». L’Italia deve raccogliere «il guanto di questa sfida ingegneristica estremamente complessa».

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