Una parte della demolizione subito, il resto, dopo insieme alla ricostruzione. Il progetto dell’Innovation Hub dello Stretto anche se non con passo spedito, muove i primi passi concreti. C’è stata una significativa rimodulazione dei finanziamenti con cui il Comune è arrivato all’importo complessivo di 71,2 milioni di euro. È stata imposta dalla necessità di accelerare i tempi almeno per la realizzazione del primo lotto di demolizione per il quale la data limite è quella della fine di quest’anno. Uno “spacchettamento” che, non solo consente di spendere almeno una parte dei fondi del Pon Metro 2014-2020 che altrimenti il Comune avrebbe dovuto restituire. E così del lotto demolizione da 18,9 milioni di euro, a stretto giro, verrà speso più o meno il 25%, cioè 5 milioni.
I restanti 13,9 milioni finiranno nella programmazione del Pn Metro plus del 2021-2027 e si uniranno ai 35,5 già spostati da tempo su questa “piattaforma” di finanziamento. Restano altri 16,8 milioni che invece sono stati inseriti nel Piano operativo complementare che però, se non fosse stata avviata in maniera concreta l’opera entro il 2023, anche questi, sarebbero stati “congelati” fino alla prossima programmazione. In pratica il frazionamento in due parti della demolizione, badando ad arrivare alla conclusione della prima tranche entro il 31 dicembre prossimo, ha in realtà salvato l’immediata disponibilità di metà del finanziamento, oltre 35 milioni di euro.
Il Comune aveva la necessità di aprire e chiudere un cantiere entro il 2023 e nel redigere il progetto ha proprio misurato il cronoprogramma e la spesa. Ne è venuto fuori un progetto di fattibilità tecnico economica da 5 milioni di euro con cui verranno demoliti due dei quattro edifici che fanno parte del “compendio” sul quale sorgerà l’I Hub.
Si tratta degli ex Magazzini Generali e del Mercato Ittico. Nella seconda parte dell’attività, invece, verrà abbattuto la più grande delle strutture, i Silos Granai. Un discorso a parte lo merita la Casa del Portuale, incastrata al centro di quella zona a pochi passi dalla stazione marittima. Il bene è della Regione e le interlocuzioni del Comune con la precedente Giunta non hanno portato ad alcun tipo di accordo, anzi i tono sono stati molto aspri. Si sono accavallate di più idee progettuali per quello che troppo spesso è stato trasformato in dimora di fortuna da chi vive nel disagio socio economico. Ad oggi quindi l’I Hub nascerebbe solo sulle macerie di tre dei quattro edifici originariamente coinvolti (sono 15mila metri quadri e 62mila metri cubi) , ma un’interlocuzione con la Regione non può essere più posticipata per chiarire il futuro anche di quella porzione di città, in una certa fase, candidata a diventare una residenza per studenti universitari.
E allora torniamo a questo primo step. Il progetto di fattibilità tecnico economica, essendo opera, anche se di poco, oltre i cinque milioni di euro, è passato dall’approvazione della conferenza dei servizi al Genio Civile. Il parere è stato positivo ed esitato il 10 marzo scorso. Attestato che abbattere tutto e ricostruire fosse più utile, anche economicamente, che provare a mettere in sesto gli attuali fabbricati. Adesso il progetto è stato affidato per la trasformazione a livello esecutivo che, quindi, sarà il viatico per arrivare alla gara d’appalto. Entro maggio, a spanne, potrebbero essere affidati i lavori che dureranno per tutta l’estate a l’autunno. Cambierà in maniera radicale la percezione spaziale della zona con la vista del mare che sarà ben più aperta e arricchita dal riferimento della stele della Madonnina del porto.
Nel frattempo dovranno essere avviate le progettualità più specifiche dell’opera che dovrà nascere al posto degli attuali dismessi edifici. E qui si torna all’intuizione dell’ex assessora Carlotta Previti che ha immaginato, in una visione oggettivamente di rilievo europeo, la rigenerazione urbana ed economica di un’area così preziosa attraverso la creazione di un collettore di tecnologia e moderne aziende che potrebbero sviluppare i loro prodotti, in particolare rivolti alla Pubblica Amministrazione. Un distretto digitale che avrebbe il valore aggiunto dell’essere all’interno delle zone economiche speciali (Zes) che quindi garantirebbero un regime fiscale molto favorevole, anche per chi volesse dall’estero scegliere Messina come sede della propria start up o azienda tecnologica. E ad accompagnare il Comune nella costruzione di questo progetto, sotto il profilo scientifico, c’è l’Università di Messina, in un contatto, come quello con la Regione per la Casa del Portuale, che va riattivato, perchè bisogna già pensare, dopo la demolizione, alla costruzione di questo polo della tecnologia e dell’innovazione.
Ricapitolando, con 18,9 milioni, divisi in due tranche da 5 e da 13,9 verranno demoliti i tre edifici, predisposte le opere di urbanizzazione e realizzati l’area dei servizi e l’impianto fotovoltaico sul tetto del parcheggio Cavallotti. Con i 16,8 milioni del Poc nascerà il polo direzionale nell’ex mercato Ittico e con i 35 milioni del Pn Metro Plus l’area di co working agli ex Magazzini generali e il centro di Ricerca all’ex Silos Granai.
Intanto la Città Metropolitana ha avviato un concorso di progettazione per la realizzazione di un hub croceristico ( compatibile con quello progettato dall’Autorità di Sistema?) proprio accanto, nella zona dismessa della Dogana. Il nuovo spazio potrebbe essere dotato di tre distinti spazi: uno destinato all’attesa per l’imbarco, un duty free, ed un’area espositiva permanente anche multimediale.
Una tentazione non da poco un investimento sul turismo in tutta quell’area, e non solo sulla Dogana, così baricentrica, fra ferrovia, Stretto e imbarchi per l’aeroporto di Reggio.
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