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Ponte sullo Stretto, dal confronto ideologico ai temi concreti

La svolta operata dal Governo, con il decreto sul collegamento stabile nello Stretto, induce il nostro territorio a modificare l’approccio. Il primo a suonare la sveglia è il segretario della Cisl Alibrandi: «Abbiamo il dovere di essere realisti e fare di quest’opera il simbolo del riscatto». Stessi concetti ribaditi con forza da Rete civica

«Ragazzi, qui stavolta il Ponte lo faranno davvero. E, in ogni caso, dobbiamo essere più realisti che mai e metterci a lavorare su questa prospettiva». La posizione che appare più ragionevole, in tutto il dibattito che si è riacceso, all’indomani dell’approvazione del decreto da parte del Consiglio dei ministri, è quella del segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi. Il suo ragionamento non fa una grinza. C’è stato un tempo, un lunghissimo tempo, dove ci si è divisi, soprattutto su un piano ideologico, tra favorevoli e contrar. Ma oggi «sobbiamo essere concreti, più che mai – sottolinea Alibrandi –. Poniamo il caso che i tempi indicati dal Governo nazionale siano rispettati: i lavori potrebbero iniziare addirittura entro il prossimo anno, questo significa che occorre programmare già da ora, lavorando su due binari paralleli. Il primo è quello di individuare tutte le azioni necessarie per affrontare il disagio che inevitabilmente ci sarà con l’apertura del cantiere principale e di quelli delle opere correlate, dalla viabilità al sostegno economico alle attività commerciali che saranno penalizzate. Ma occorre pensare già da ora, lo ripetiamo da mesi, alla formazione, in termini di specializzazione e di sicurezza, di tutte le professionalità necessarie alla costruzione del Ponte. Non solo operai edili, ma tutte quelle figure che potranno essere impiegate e che in questo momento non abbiamo perché non formate. Bisogna pretendere che la ricaduta occupazionale ed economica sul territorio sia massima. Ma bisogna iniziare a prevedere anche quel potenziamento delle strutture ricettive e di assistenza a chi dovrà realizzare l’infrastruttura. Per noi – conclude Alibrandi - non è solo, infatti, il “peso” del cantiere dell’opera ma tutto l’indotto che ne deriverà ad incidere sul tessuto economico ed occupazionale della città e non solo. Bisogna fare presto perché, se l’iter sarà veloce così come è stato sinora, un anno passa in fretta e rischiamo di farci trovare impreparati. Ancora una volta».

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