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Messina, Zona rossa: il colore della vergogna

Gran parte della Falce dichiarata “off limits” con ordinanza firmata dal presidente dell’Authority Mario Mega

Un’ordinanza che il presidente dell’Autorità di sistema portuale aveva il dovere di fare. Ma appare come l’atto di chi oggi, sbarcando a New York, pensa di aver scoperto l’America. Gran parte della Falce è da ieri “zona rossa”, cioè “off limits” per chiunque non sia autorizzato a entrare. Si tratta ovviamente non dell’intera Zona falcata ma di tutte quelle aree, che di fatto circondano la Real Cittadella, oggetto dei Piani di caratterizzazione commissionati dall’Authority e redatti, con grande impegno, dall’equipe dell’Università di Messina coordinata dalla professoressa Candida Milone. Quelle aree dove si è accertato che i livelli delle sostanze inquinanti, presenti nel suolo, nel sottosuolo e, in parte, anche nelle acque del mare, sono di gran lunga oltre la soglia prevista per legge. Quelle aree dove, tra parentesi, vivono ancora abusivamente due famiglie, nonostante le innumerevoli ingiunzioni di sgombero.
E, quindi, dopo la classificazione della Falce come “Sito contaminato”, in attesa del risanamento ambientale, nessuno può accedere in quelle porzioni di territorio dove esiste un concreto rischio per la salute e l’incolumità pubblica e privata.
Ma sono proprio i tempi che appaiono intollerabili e che danno quel sapore di beffa al provvedimento dell’Autorità di sistema portuale, che va aggiungendosi ai danni subiti dalla città per decenni e decenni. Danni causati da scelte non solo scriteriate, ma veramente criminali, imposte dall’alto, conseguenze del fatto che Messina, e i messinesi, purtroppo, non hanno mai avuto voce in capitolo nelle strategie riguardanti la Zona falcata, oggetto di competenze e di perduranti conflitti tra Regione siciliana e Stato.

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