Qualcuno in città ieri avrà dovuto fare i conti con i rubinetti a secco. Altri si saranno trovati solo con un filo d’acqua. Ma stavolta non si tratta del guasto temporaneo a cui più meno siamo un po’ tutti abituati, ma dell’effetto di un debito non saldato.
Sono partiti con puntualità le azioni di distacco e riduzione delle utenze che risultano morose. Un’ extrema ratio che l’Amam ha posticipato, negli anni scorsi, per via della pandemia e, più recentemente, per dare ulteriore tempo agli utenti di potersi mettere in regola. Sono state 75mila( su 90mila complessivi) le raccomandate inviate a “clienti” messinesi. Messe in mora che scadevano il 28 febbraio e nelle quali c’era anche la previsione degli interventi sul flusso idrico in caso di mancata risposta.
Ed è da questa tipologia di utenti che ieri i tecnici sono partiti. Hanno avviato le azioni di riduzione e distacco da chi non ha nemmeno preso contatti con Amam per cercare di sanare la situazione almeno con un primo approccio. D’altro canto bastava aprire un dialogo, un ticket, come si dice adesso, per bloccare i termini di intervento sulla fornitura. Ma evidentemente per molti, moltissimi, il tema del saldo di quanto dovuto non è così assillante se almeno 30mila utenti non hanno nemmeno avviato una trattativa o una mera contestazione.
E così le squadre di tecnici ieri ha avviato la riduzione del flusso per le famiglie garantendo, come prevedono le linee guida dell’Arera, il quantitativo minimo vitale di 50 litri per persona al giorno.
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