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Ponte sullo Stretto, si riparte dagli 8280 elaborati del progetto definitivo

Il Governo pronto ad affidare a Webuild (erede del Consorzio Eurolink) l’aggiornamento del progetto definitivo. Era il frutto dei più avanzati studi (non solo ingegneristici) mai realizzati in Italia in campo infrastrutturale. Bisognerà adeguarlo alle nuove tecnologie e i costi ovviamente saranno diversi

Si riparte da lì. Da quella montagna di faldoni che solo un Tir può trasportare. Si riparte dagli 8280 elaborati che fanno parte del progetto definitivo sottoscritto dal vecchio Consorzio Eurolink. Dovrebbe essere ufficializzato, nei prossimi giorni, l’incarico affidato dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini al gruppo Webuild relativo all’aggiornamento di quel progetto, che è rimasto bloccato per un decennio dopo la decisione dell’allora Governo Monti di “caducare il Ponte sullo Stretto”. Perché Webuild? Perché non una nuova gara d’appalto? Perché non la prosecuzione dell’affidamento dello studio di fattibilità assegnato a Rfi dal precedente Governo?
Presto detto. La mandataria del Consorzio Eurolink era la società Impregilo che, assieme alla Salini Costruzioni, è confluita nella più grande holding del settore edile in Italia e tra i più importanti in Europa e nel mondo. Qualunque altra scelta esporrebbe lo Stato italiano a nuovi contenziosi, mentre con Webuild si chiuderebbe la battaglia legale che vede contrapposti da un decennio il ministero delle Infrastrutture e la Impregilo con le altre aziende. Infine, Rfi verrebbe, in ogni caso, coinvolta nell’aggiornamento della progettazione, perché gran parte delle opere sono di carattere ferroviario e, come è stato spesso sottolineato, il Ponte è un’infrastruttura più strategica sul piano ferroviario (è il tassello mancante dell’intero Piano dell’Alta velocità che dovrebbe unire Sud e Nord) che su quello viario
Si è detto che negli anni scorsi che il progetto definitivo del Ponte a campata unica non era più realizzabile. Nessuno, però, ha potuto dimostrarlo con i fatti, perché nessuno dei presunti esperti nominati nella Commissione ideata dall’ex ministra Paola De Micheli, ha mai letto quegli 8280 elaborati.

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