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Messina, La “Stretto Spa” e le mosse del Governo

I diversi fronti sui quali lo Stato deve decidere come agire per concretizzare gli annunci del vicepremier Salvini sulla costruzione del Ponte

Il Governo si sta muovendo su più fronti. Per dare seguito alle dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini, il quale continua a ripetere che entro due anni si conta di porre la prima pietra del Ponte sullo Stretto, gli impegni da assolvere non sono pochi, e neppure di lieve entità. Al contrario, occorre mettere mano a una serie di adempimenti, senza i quali tutto resterebbe soltanto sulla carta, come accade da decenni.
Finora l’unico atto concreto, al di là delle ricorrenti affermazioni del ministro delle Infrastrutture, è quello inserito nella recente manovra finanziaria, esattamente all’articolo 82, con il quale si ricostituisce la “Stretto di Messina”, società posta in liquidazione da un decennio. Un atto che ne ha comportati altri due con riflessi sul nostro territorio. Il primo, come già pubblicato dal nostro giornale, riguarda la reiterazione dei vincoli (già imposti con l’approvazione del progetto preliminare e successivamente prorogati) preordinati agli espropri, «ai fini della dichiarazione di pubblica utilità dell’opera». Il secondo è il provvedimento con cui vengono «sospesi i giudizi civili pendenti con il contraente generale e gli altri soggetti affidatari dei servizi connessi alla realizzazione dell’opera».
La partita dei contenziosi è stata, ed è, sicuramente la più difficile e controversa. Nel corso degli anni, in virtù della scelta di “congelare” le procedure relative al collegamento stabile, sono fioccate le richieste di risarcimento allo Stato, tramite la “Stretto di Messina” (società nata con legge dello Stato e partecipata dalle Ferrovie, dall’Anas e dalle due Regioni Calabria e Siciliana). I 790 milioni di euro pretesi dal Consorzio Eurolink (costituito dalle imprese Impregilo e Salini confluite poi nel Gruppo Webuild) e dall’americana Parson Project, le società che si erano aggiudicate i due appalti per la progettazione e costruzione del Ponte, e per tutti i servizi collegati. La stessa “Stretto di Messina” aveva chiesto allo Stato, il proprio “padre-patrigno”, un indennizzo di 325 milioni di euro. Ebbene, con la “leggina” in Finanziaria tali contenziosi dovrebbero essere cessati, anche se su questo punto la situazione non è definita. Le imprese dell’ex Consorzio Eurolink, oggi Webuild, aspettano, infatti, di conoscere le decisioni del Governo, intanto sulla scelta finale relativa al Ponte a campata unica (sembra questo, ormai, l’indirizzo di Salvini), poi su chi dovrà portare avanti la realizzazione del progetto, perché in caso di altre gare d’appalto e altre ditte aggiudicatarie, il contenzioso tornerebbe quasi certamente “in vita”. E la questione degli espropri, che riguarda da vicino i messinesi e il nostro territorio, è tutt’altro che semplice da gestire.

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