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L’insopportabile “benaltrismo”, puntuale ad ogni calamità naturale

Ci risiamo. Puntuale come gli esattori delle tasse, ecco l’esercito dei “benaltristi” che – ad ogni calamità, ad ogni bomba d’acqua, nubifragio, terremoto, frana, smottamento, buche nelle strade, fuoriuscita di liquami eccetera eccetera – scende in trincea con la spada affilata dei luoghi comuni, l’elmetto delle ovvietà, lo scudo dei depistaggi, la corazza delle frasi più banali ammantate dall’insopportabile saccente arroganza di un presunto buon senso.

Cede un viadotto, “e vogliono fare il Ponte sullo Stretto!”. Una scossa di terremoto, “e qui prima o poi viene giù tutto, che senso ha spendere soldi in questi territori?!”. Manca per un giorno l’acqua, “e montano le luminarie di Natale...”. Le autostrade sono piene di voragini, “e parlano di Alta velocità!”. E segue la solita interminabile lista dei “ma prima di far questo, facciamo quello”, immancabile mantra ripetuto a memoria, soprattutto da politici falliti e canali d’informazione che, in particolare nelle cose che riguardano il Sud, si connotano quasi sempre a trazione nordista e razzista (“nel Meridione vive gente brutta sporca e cattiva, e ogni euro dato, è un regalo alla mafia...”).

Se c’è una frana in Valtellina, nessuno scrive o dice di non fare il Mose a Venezia, la Gronda a Genova, i trafori nelle montagne più belle d’Europa. Qui accade l’esatto contrario. C’è sempre la scusa dell’emergenza, che prende il posto di un’altra emergenza, e di un’altra ancora, e poi ci si stupisce del perché dell’arretratezza infrastrutturale di queste terre, dei binari unici, dell’insularità che costa ai siciliani 6 miliardi di euro l’anno di penalizzazione rispetto alle altre regioni d’Italia, della continuità territoriale negata.

Si confondono le acque, molto peggio del mare forza 8. Nel resto del mondo, si progetta, si programma, si realizzano opere, senza considerarle alternative alla messa in sicurezza dei territori, agli interventi di riduzione del rischio sismico, alle azioni virtuose per combattere gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici, alla sana e buona ordinaria amministrazione. E certo che bisogna fronteggiare criticità ed emergenze, non ci vuole la laurea in tuttologia per affermarlo... Ma quando prevale la logica dei “benaltristi”, è sempre la vittoria dell’inerzia e dell’inconcludenza. A furia di dire “ci vuol ben altro”, non si fa mai né l’uno né l’altro.

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