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Fallimento Demoter, condannato Carlo Borella. Otto le assoluzioni

L’imprenditore Carlo Borella

Si chiude con otto condanne, sette riduzione e una conferma, e altrettante assoluzioni, il processo d’appello scaturito dall’operazione “Buco nero” sul fallimento e la successiva bancarotta fraudolenta dell’impresa Demoter Spa. Era la società messinese del gruppo Borella che operava nel settore degli appalti pubblici edili e stradali, e che prima del clamoroso crac finanziario era divenuta un vero e proprio colosso internazionale con un giro d’affari annuo di 60 milioni di euro, riuscendo ad aggiudicarsi appalti di prestigio in Italia e all’estero.

La sentenza
La sentenza è stata emessa nel primo pomeriggio di ieri della prima sezione penale della corte d’appello presieduta dal giudice Alfredo Sicuro. È stato condannato a 5 anni e 4 mesi, rispetto ai 6 anni del primo grado, ed è sempre la pena più alta, il patron della Demoter Spa, il costruttore messinese Carlo Borella, che è stato anche presidente della sezione dell’Ance a Messina. Le altre pene decise in appello: sono stati condannati anche Claudio Borella (l’unica pena confermata rispetto al primo grado, a 3 anni e 4 mesi) e poi tutti a 2 anni, con la concessione delle attenuanti generiche ritenute prevalenti sull’aggravante contestata, Domenica Borella, Zelinda Borella, Letizia Borella, Patrizia Surace, Christian Mazzola e Manuela Mazzola.

In pratica secondo i giudici d’appello sono rimasti in piedi i due casi di bancarotta fraudolenta legati alle vicende delle aziende HB e Cubo-Bric, mentre sono stati ritenute non sussistenti le ipotesi di reato legate ai cosiddetti “affitti di rami” d’azienda dei capi D, E ed F, e un caso di bancarotta del capo G (in primo grado erano già “caduti” altri due reati, l’associazione a delinquere e il falso in bilancio).
Le assoluzioni totali che riguardano proprio questi ultimi quattro capi d’imputazione citati (D, E, F e G), sono decise con la formula «perché il fatto non sussiste», e hanno riguardato Federica Borella, Giuseppe Bottaro, Gianfranco Cucinotta, il pentito milazzese Biagio Grasso, che su questa vicenda ha raccontato agli inquirenti parecchie cose, e poi Agatino Spadaro, Sergio Zavaglia e Giosefatto Zimbè Zaire. Dagli stessi capi d’imputazione sono stati assolti anche gli altri imputati, ma per loro si tratta di assoluzioni parziali perché per i capi rimasti in piedi sono stati condannati.

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