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Messina, ecco perché il Pnrr rischia di essere un bluff

Il recente studio di uno dei massimi economisti italiani, il prof. Gianfranco Viesti, riguarda le Città metropolitane. La città dello Stretto resta ai margini, anche rispetto a Reggio. Genova fa la parte del leone

Lo studio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e le città italiane è stato presentato in estate dal prof. Gianfranco Viesti, uno dei più noti economisti meridionali, docente dell’Università di Bari, insieme con altri ricercatori. Il pool di esperti si è posto come obiettivo l’analisi e la valutazione di 11 misure del Pnrr di rilevante interesse per le città italiane, per le quali sono stati allocati, nel 2021-2022, 20 miliardi e mezzo di euro. Riguardano interventi di rigenerazione urbana, reti e mezzi di trasporto pubblico, porti, edifici giudiziari e edilizia residenziale pubblica.

Prima di entrare nel dettaglio, che riguarda anche Messina tra le 14 Città metropolitane, il prof. Viesti e i suoi collaboratori traggono le conclusioni del loro lavoro con un’analisi che riconosce la «straordinaria occasione di potenziamento e rilancio del sistema urbano italiano» grazie alle risorse del Pnrr, ma che prende atto di un fatto incontestabile: «Il Piano è stato elaborato senza un confronto con le forze economico-sociali e le realtà territoriali ed è organizzato lungo linee di interventi rigidamente settoriali. Nelle misure del Piano non ci sono criteri allocativi legati alle differenti dotazioni di beni e servizi pubblici nelle diverse realtà del Paese e le città conosceranno i progetti previsti nel loro territorio solo al termine del processo di allocazione territoriale, pur vigendo una regola d’insieme che destina il 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno. I ministeri responsabili dell’attuazione delle diverse misure hanno un grande potere nel definire la scelta dei progetti da finanziare».
Tra gli altri rilievi, «nell’insieme non appare nessuna correlazione tra livello di reddito delle città e intensità degli interventi. Alle città del Sud è destinato il 38% del totale degli investimenti, ma essi tendono a concentrarsi solo in alcune di esse».

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud – Messina

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