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Messina, malore fatale all’Annunziata: dolore e interrogativi. Addio a Mariano

Dubbi sui soccorsi prestati a Mariano Catalfamo, assistente capo della polizia penitenziaria

Mariano Catalfamo

I colleghi e gli amici che lo conoscevano hanno appreso con sgomento la sua scomparsa. E faticano a crederci. I contorni di questa vicenda, adesso, dovranno essere chiariti. Mariano Catalfamo, cinquant’anni, assistente capo coordinatore del Nucleo di polizia penitenziaria, ha finito la sua corsa all’altezza di una rotatoria, all’Annunziata, a causa di un malore. E in tanti, sui “social”, s’interrogano se questa morte si poteva, in qualche modo, evitare. Probabilmente, in questa tragedia, ha “pesato”, a quanto pare, la mancanza di un defibrillatore, e in quei minuti concitati, forse, avrebbe potuto fare la differenza, in attesa dei soccorsi. Avrebbe. Ma il condizionale, in questo caso, è d’obbligo, come sostiene anche Antonio Solano, coordinatore regionale della Sicilia del sindacato “Sinappe” della polizia penitenziaria: «Ci eravamo sentiti al telefono – ha detto Solano, ancora incredulo – poco prima che succedesse questa tragedia. Intorno alle sei del pomeriggio. Sono davvero sconvolto. Era un grande collega, stimato da tutti. Sulla vicenda non possiamo dire molto. I familiari ci hanno riferito che i soccorsi sarebbero arrivati in ritardo. Ma non sta a noi dirlo. E ci hanno riferito anche che in zona non si trovava un defibrillatore. Adesso, però, ci teniamo solo a manifestare la nostra vicinanza alla famiglia, che, in questi momenti, sta affrontando l’immenso dolore della perdita».

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