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Referendum Montemare, sottrarre a Messina un terzo del suo territorio sarebbe un grave sfregio

Un “attentato” alla città e alla sua identità

È ormai da mesi che è nato il Comitato schieratosi contro la costituzione del nuovo Comune di Montemare. E le ragioni del “No” sono tante e tali da dover suscitare la mobilitazione di tutti i messinesi che hanno a cuore le sorti della propria città. Provocare la scissione di alcuni borghi e villaggi, determinando la frattura di un terzo del territorio di Messina è uno “sfregio”, un attentato all’identità, alla Storia e anche alla Geografia della perla dello Stretto, città che è bella e unica proprio per l’unione di mare e di colline. Un conto è evidenziare il problema del mancato decentramento amministrativo, un conto è togliere a Messina e ai messinesi parti del loro “corpo” unitario, Castanea, Gesso, Salice, la riviera tirrenica fino a Ortoliuzzo, le preziose Masse, la nostra piccola “Svizzera”. Ma vediamo alcune delle linee portanti a sostegno del “No”.
1) «Le difficoltà rappresentate dagli scissionisti sono le stesse presenti in tutta la città, molti problemi, dunque, sono comuni all’intera cittadinanza».
2) «Il territorio che verrebbe ricompreso nel nuovo Comune è un territorio ampio e diversificato, caratterizzato da una morfologia assai complessa (poche vallate e molti pendii) e in costante spopolamento. La costituzione di un nuovo Comune non comporterebbe altro che spese, una maggior tassazione e relativo ulteriore spopolamento».
3) «Il bilancio del Comune non reggerebbe, le ipotesi presentate dal Comitato sono, semplicemente, insostenibili. I servizi sarebbero in default ancor prima di essere avviati, come la gestione stessa del territorio che risulterebbe impossibile».
4) «Non è affatto vero che la città si è dimenticata dei villaggi. Se è infatti vero che in quei territori insistono delle criticità di non poco conto e che si dovrebbe fare di più, è anche vero che Messina è stata linfa vitale per quei territori».
5) «Una delle peculiarità di Messina è la sua diversificazione territoriale, la nascita del nuovo Comune la farebbe irrimediabilmente venir meno, decretando un fortissimo arresto in una lenta ripresa da una crisi cittadina che perdura da 30 anni. Messina potrà risplendere solamente se unita».
6) «Basta nuove spese e nuove poltrone! Se non serve al territorio, allora a cosa serve questo nuovo Comune? Semplice, a creare nuove poltrone e centri di potere, a spese dei (pochi) cittadini che rimarranno a vivere in quei villaggi».
7) «Lo status di Città metropolitana per Messina rischierebbe di venir meno, concentrando così l'intero potere economico e politico tra Palermo e Catania. Se questo referendum passasse, non solo decreteremmo la fine dei villaggi collinari, ma anche dell'intero territorio messinese».
8) «In un momento nel quale si mira all'efficientamento della spesa ed all'accorpamento dei piccoli Comuni, si propone di crearne uno nuovo con, peraltro, una bassa densità di popolazione. Una scelta in assoluta controtendenza, soprattutto per un territorio che necessita di servizi ed infrastrutture».
9) «Viene inventata un'identità territoriale al solo fine di giustificare la nascita del nuovo Comune. Tra quei territori non esiste alcuna comunione culturale».
Il Comitato per il No a Montemare preannunzia una capillare opera di informazione: «Serve valorizzare le caratteristiche dei villaggi, serve includerli davvero nel contesto cittadino mediante una strategia condivisa che, con azioni programmatiche certe, riporti Messina ad essere davvero la casa di tutto il territorio e di tutti i suoi cittadini».

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